PISA sab 1 e dom 2 giugno: APPELLO PRESIDIO NO ELETTROSHOCK+ASSEMBLEA ANTIPSICHIATRICA
La
psichiatria è un’istituzione medica basata su falsi assunti (anche scientifici)
e funzionale al controllo sociale. Sostenuta da potenti lobby del farmaco che
vedono aumentare i loro profitti, la psichiatria sta facendo grandi passi
nell’affermazione di se stessa all’interno della società.
Il
Manuale Diagnostico e Statistico (DSM), giunto alla quinta edizione, annovera
ormai più di trecento diagnosi psichiatriche e definisce sempre più i confini
tra ciò che è
normale e ciò che non lo è, psichiatrizzando un numero sempre più alto di persone considerate “inadeguate”.
A scuola il “disagio” comportamentale invece di essere
valutato come un campanello d’allarme nella relazione adulto-bambino, viene
incasellato come un problema mentale del bambino; dispensando così l’educatore
o l’insegnante dal modificare l’approccio educativo, e delegando il problema ad
un neuropsichiatra attraverso
diagnosi stigmatizzanti di deficit di attenzione, sin dai primissimi anni d’infanzia.
Le
pratiche psichiatriche (uso massiccio di farmaci e minacce di trattamenti
sanitari obbligatori) dilagano anche all’interno dei luoghi di reclusione,
siano essi galere o CPR (Centri Per il Rimpatrio).
È
sempre più diffuso l’utilizzo di psicofarmaci introdotti nel mercato come
innovativi, innocui e adatti a tutte le fasce di età ma con innumerevoli
effetti collaterali. Questi, oltre ad agire solo sui sintomi e non sulle cause
della sofferenza della persona, alterano il metabolismo e le percezioni,
rallentano i percorsi cognitivi ed ideativi, contrastando la possibilità di
fare scelte autonome, generando fenomeni di dipendenza ed assuefazione, del
tutto pari -se non superiori- a quelli delle sostanze illegali classificate
come droghe pesanti. Presi per lungo tempo possono portare a danni neurologici
gravi che potrebbero provocare disabilità permanenti.
Siamo
certamente testimoni di un passaggio che vede una recrudescenza di concetti e
pratiche che si pensavano superate.
In
assenza di un’assunzione collettiva e di base del benessere di tutti, la delega
alle istituzioni si rafforza. Le
politiche securitarie la fanno da padrone. Tutto è concesso, pur di rispondere
ad un bisogno di “tranquillità” indotto da campagne mediatiche fondate sulla
paura.
Recentemente
anche in Italia è iniziata la sperimentazione del taser, la pistola che sembra
un giocattolo, ma che in realtà è uno
strumento pericolosissimo (ne sono prova le numerose morti causate dal suo
utilizzo negli Stati Uniti) e di una violenza sofisticata. I primi a farne da
cavia in Italia, e non ci sorprende, sono state due persone con presunte
diagnosi psichiatriche. Quando il taser colpisce non lascia tracce
sanguinolente, non turba il nostro immaginario ma immobilizza attraverso
scariche elettriche che paralizzano i muscoli.
Ed
è proprio l’elettricità che torna in auge nella “cura” di chi viene
diagnosticato “malato di mente”. Da qualche anno, la cosiddetta comunità
scientifica, ha riaperto il dibattito sulle scariche elettriche al cervello.
Stiamo parlando del tristemente famoso elettroshock, che molti di noi pensavano
fosse un trattamento superato. Così non è.
Oggi
viene somministrato con l’uso dell’anestesia (onde evitare reazioni di opposizione)
ed ha
cambiato nome in TEC (terapia elettro-convulsiva).
Ad
oggi in America duecentomila persone ogni anno sono sottoposte a questo
trattamento, mentre in Italia circa trecento! Ciò, nonostante le conoscenze
sugli effetti biochimici dell’uso dell’ elettricità non siano conosciuti. Si sa
qualcosa in più sugli effetti collaterali, invece.
L’elettroshock
provoca un notevole stress per il sistema cardiocircolatorio, con un aumento
relativo dei rischi di infarto ed ha un effetto devastante sulla memoria
provocandone una perdita permanente in
un intervallo che va dal 29% al 55% dei casi.
D’altronde
la perdita della memoria è stato proprio uno degli obiettivi dell’elettroshock,
sin dalla sua scoperta che risale ad 80 anni fa. Infatti, gli stessi inventori,
gli italiani Ugo Cerletti e Lucio Bini, lo definivano «metodo dell’annichilimento»
basato sulla quasi totale amnesia per i pazienti più refrattari attraverso
ripetuti elettroshock. L’elettroshock fu
sperimentato su un 40enne senza fissa dimora; un escluso, un anomalo,
qualcuno da normalizzare.
Uno
dei luoghi in cui l’elettroshock viene praticato è l’Ospedale Santa Chiara a
Pisa.
Per
questo saremo lì davanti, in un presidio di contro-informazione e di denuncia
di quella pratica come di altre, tutte orientate alla costruzione di un futuro
che si vorrebbe fatto di persone annichilite e ammansite, non oppositive e
quindi facili da gestire. Un futuro in cui non è previsto
il riconoscimento di alcun valore alla peculiarità dei singoli; ora più che mai
riteniamo necessario unire le nostre
forze per contrastare questa deriva uniformante.
Invitiamo
tutti/e a partecipare ai seguenti appuntamenti:
-PRESIDIO INFORMATIVO CONTRO
L’USO DELL’ELETTROSHOCK
SABATO 1 GIUGNO alle ore 16
c/o Ingresso Ospedale S. Chiara
in Via Paolo Savi angolo via Niccolò Pisano
-ASSEMBLEA ANTIPSICHIATRICA
DOMENICA 2 GIUGNO alle ore 10:30
c/o Spazio Antagonista Newroz in
via garibaldi 72
COLLETTIVO ANTIPSICHIATRICO
ANTONIN ARTAUD – PISA antipsichiatriapisa@inventati.org