A Pisa è nato il collettivo antipsichiatrico Antonin Artaud contro gli usi ed abusi della psichiatria.
Nessuno di noi è psichiatra, psicologo o uno "specialista " della mente ma siamo tutte persone
interessate a contrastare gli effetti nefasti che questa scienza del controllo produce sull'intero corpo sociale.
Ci sembra necessario mettere in discussione le pratiche di esclusione e segregazione indirizzate
a tutti quelli che non accettano il sistema di valori imposto dalla società.
E' arrivato il momento di rompere il silenzio che permette il brutale perpetuarsi di tutte le
pratiche psichiatriche e di smascherare l'interesse economico che si cela dietro
l'invenzione di nuove malattie per promuovere la vendita di nuovi farmaci.
Ci proponiamo di fornire:
- un aiuto legale
- informazione sui farmaci e sui loro effetti
collaterali
- denunciare le violenze e gli abusi della psichiatria

Chiunque è interessato può intervenire alle nostre assemblee che si svolgano
tutti i martedì alle 21:30 c/o lo Spazio Antagonista Newroz in via Garibaldi 72 a PISA
per info : antipsichiatriapisa@inventati.org
3357002669

attivo il nuovo sito del collettivo
www.artaudpisa.noblogs.org

giovedì 20 dicembre 2007

“Roba da psichiatri”

“Roba da psichiatri”

Con la pubblicazione di questo racconto il collettivo antipsichiatrico Antonin Artaud si pone come megafono della storia di una giovane donna che da un momento all'altro ha visto scatenare contro di sé una violenza inaudita da parte della psichiatria.
La ragazza è stata condotta in un reparto psichiatrico contro la sua volontà e contro quella dei suoi familiari, e sottoposta a un bombardamento farmacologico tale da farle rischiare la vita, che le ha provocato danni fisici irreversibili.
Abbiamo deciso di rendere pubblica questa vicenda con l'intento di mettere in luce i veri meccanismi con cui, in pratica, opera la psichiatria e nella speranza che sempre più persone trovino il coraggio di denunciare gli abusi subiti.


vai su questo link per leggere la storia completa
http://violetta.noblogs.org/post/2007/12/19/roba-da-psichiatri

mercoledì 12 dicembre 2007

Pillole di antipsichiatria

riflessioni su una storia vissuta



Ho vissuto un'esperienza di sofferenza interiore e di psichiatria e ne sono uscita.

Rivolgermi alla psichiatria è stato il mio più grande errore: sono stata danneggiata fisicamente e la mia vita è stata quasi rovinata e ora faccio parte di un collettivo antipsichiatrico per informare le persone su quello che realmente fa la psichiatria, affinché possano evitare di subire abusi come quello che ho subito io.
Io non posso dare una formula per stare bene ma posso raccontare la mia esperienza, come io ne sono uscita e le mie riflessioni. Non voglio neanche dire che quello che penso sia la verità, perché questo è appunto il mio pensiero personale.

In un momento di "depressione" mi sono rivolta ad uno psichiatra per risolvere le mie sofferenze, ma ogni farmaco che assumevo peggiorava la mia situazione. Quando assumevo Risperdal vedevo tutto nero, stavo malissimo interiormente, non riuscivo neanche più ad alzarmi dal letto, i miei sensi erano intorpiditi, piangevo continuamente. Inoltre mi sentivo anche male fisicamente e svenivo spesso. Ho conosciuto anche altre persone che mi hanno confermato di avere avuto gli stessi sintomi provocati dal Rispedal. Anche l'Anafranil non ha fatto altro che rendermi confusa.

A causa di queste "cure" ho anche sviluppato un disturbo fisico irreversibile.
Dalla psichiatria sono stata solo danneggiata. Stavo sempre peggio e dopo circa 1 anno di "cure" ero arrivata alla convinzione che oramai non sarei mai più stata bene, che la mia vita sarebbe stata per sempre una sofferenza continua. Ma non era così.
Innanzitutto le emozioni, i pensieri e i comportamenti non sono malattie e quindi non possono essere curate con i farmaci, che sono semplicemente sostanze psicoattive come le droghe e non possono fare altro se non sopprimere alcuni sintomi.

In psichiatria sintomi e comportamenti sono definiti malattie solo sulla base che questi non corrispondono a ciò che è socialmente accettato o comunque considerato nella media. I sintomi e i comportamenti, a prescindere dal fatto che siano considerati giusti o sbagliati, possono avere cause molto diverse fra loro. La psichiatria non ha nessuna prova del fatto che chi si comporta in modo diverso dagli altri presenti alterazioni del cervello.
La preoccupazione principale della psichiatria non è neanche alleviare i sintomi e le sofferenze, ma rendere le manifestazioni di queste sofferenze socialmente accettabili.

Spesso la situazione viene peggiorata dai farmaci perché sotto l'effetto di questi diminuisce la
capacità del soggetto di avere una visione chiara della realtà circostante e quindi anche la capacità di agire in maniera adeguata per risolvere i problemi che sono la causa reale della sofferenza interiore.
A causa di questo mi sono trovata completamente isolata e non volevo più uscire di casa. Sono cambiata in seguito all'assunzione di farmaci, ero come drogata, così la mia famiglia non mi comprendeva più, il mio compagno non mi comprendeva più. Ero totalmente sola perché nessuno mi poteva capire. Ero convinta che la mia vita fosse finita.

Mi sono ripresa solamente dopo che ho compreso affondo cosa è la psichiatria.
Allora ho scalato i farmaci, ma non perché ormai stavo bene: solo perché ho capito che continuando a prenderli sarei stata ancora peggio. Inoltre, se tanto dovevo continuare soffrire, questo potevo farlo benissimo senza farmaci. Era un illusione continuare a credere che gli psicofarmaci avrebbero alleviato le mie pene. Era un illusione anche pensare che uno psichiatra o uno psicologo potessero aiutarmi. Questa gente non può aiutare nessuno perché attraverso la diagnosi considerano i pensieri e comportamenti come frutto di processi patologici, non si preoccupano di conoscere la persona e di capirla, né di ascoltarla, perché la giudicano irrazionale. Come si fa ad aiutare una persona se ci si rifiuta di vederla com'è?

La diagnosi è un pregiudizio e dal quel momento ogni pensiero e ogni comportamento è considerato sintomo di malattia.

Poi, in fondo, ho anche capito che nessuno poteva aiutarmi perché nessuno poteva essere nella mia pelle, nessuno poteva sentire quello che io sentivo, conoscermi meglio di me stessa e comprendere dall'esterno le mie motivazioni reali. In fin dei conti l'essermi rivolta alla psichiatria era stata una rinuncia alla mia responsabilità sulla mia vita, mi aspettavo che fosse un altro, un "esperto" a risolvere la mia sofferenza, e questo in un certo senso mi sollevava dalla fatica e dalla responsabilità di essere io stessa in prima persona ad impegnarmi per migliorare la mia vita. Sono stata meglio solo quando ho ripreso in mano la mia vita, quando ho accettato il fatto che nessuno dall'esterno poteva aiutarmi.

Per uscire da questa situazione è stata importante anche l'accettazione della mia stessa sofferenza, la comprensione che questa non era una patologia, ma una normale reazione emotiva a certe circostanze.

Appena iniziato lo scalaggio ho cercato di cambiare il mio stile di vita. Non sono stata subito meglio, è stato un processo graduale: mi ci è voluto quasi un anno per uscire da quello stato di prostrazione. Questo è stato importante per venirne fuori: non fermarmi mai, lottare contro quella voglia di abbandonarmi, di isolarmi e di restare al letto. Cercare di stare in mezzo alla gente e ricominciare a d interessarsi alla vita. Riprendere tutti quegli interessi che avevo abbandonato. Interessi culturali, sportivi, ecc. L'ho fatto con immensa fatica, soffrendo.

Per mesi a causa dei farmaci arricciavo il naso in continuazione e nonostante questo andavo tra le persone, in associazioni culturali dove mi sforzavo di dialogare con gli altri, anche se non ne avevo voglia. Ero perfettamente consapevole che loro mi compativano a causa del mio volto, ma mi relazionavo con loro alla pari, considerandomi una persona in grado di dire la propria opinione come tutti gli altri. Non cercavo dagli altri comprensione, pietà, aiuto o amicizia. Mi ponevo completamente alla pari.

Così sono uscita dalla "depressione" e dall'isolamento.

Inoltre credo che sia stata molto importante l'attività fisica, che aiuta a liberarsi dalle tossine, ad alzare l'umore, a non restare continuamente concentrati e ripiegati sulla propria sofferenza. L'attività fisica aiuta a vivere nel presente ed a riprendere contatto col proprio corpo, mentre gli psicofarmaci in un certo senso separano dal corpo, rendono il soggetto anestetizzato e addormentato, i sensi ovattati.

Non c'è una soluzione standard che va bene per tutti, perché come i problemi sono personali e diversi per ognuno così le soluzioni. Per me stato lo yoga, ma per qualcun altro può essere qualunque altra cosa gli piaccia. Bisogna chiedersi che cosa ci piace, a partire dalle piccole cose fino a quelle più grandi. Io ero arrivata a stare così male che non me ne fregava niente neanche di scegliere che cosa preferivo mangiare. Questo è trascurare completamente se stessi, invece bisogna amare se stessi e prendersi cura della propria vita in prima persona, proprio come faremmo con il più caro dei nostri amici.

Io ne sono uscita così, da sola senza l'aiuto di nessuno, con uno sforzo immenso e continuo, ma non perché sono stata brava: ho solo cercato di non morire, di non "affogare", lottando in modo disperato.

domenica 18 novembre 2007

INCONTRO ANTIPSICHIATRICO A FAENZA

sabato 1 dicembre 2007


c.s.a. capolinea

via volta, 9 - faenza


ore 16


"... non e' che qualcuno di voi ha intenzione di chiamare il 118, per caso?!"


Incontro dibattito su psichiatria e antipsichiatria,

TSO e bombardamenti farmacologici ...

... confronto su come é possibile liberarsene...


con

TELEFONO VIOLA milano

TELEFONO VIOLA Bologna

COLLETTIVO ANTIPSICHIATRICO A.ARTAUD pisa

G.A.P. - gruppo antipsichiatria Piacenza

NOPAZZIA! Jesi

COLLETTIVO VIOLETTA VAN GOGH firenze

OISM (Osservatorio Italiano Salute Mentale)

...E TUTT* QUELL* CHE AVESSERO VOGLIA DI RACCONTAR(SI)...


Proiezione di documenti e filmati a tema

.... banchetti informativi e distro ....


cena vegan col vascello vegano

benefit per la cassa della Biblioteca dell'Evasione


ORE 21 CIRCA

ALICE

teatro di Manuela Mapelli e Andy Rivieni

SPETTACOLO TEATRALE su e contro Il Ritalin :

lo spettacolo ricalca la storia di Lewis Carrol in un'ottica di critica all'educazione e all'ormai troppo frequente uso della psichiatria in abito infantile


A SEGUIRE CONCERTI HC

LUDD Rovereto

DOWNRIGHT Genova

CONTRASTO Cesena



info 0546 622872 - 333 6396798

e mail capolinea@autistici.org

mercoledì 14 novembre 2007

NO ALLA TOLLERANZA ZERO !!

...SIAMO IN PERICOLO...

NUMERO DI OMICIDI IN UN ANNO DAL 1993 AD OGGI



ANNO

CRIMINALITà ORGANIZZATA

LITE-RISSA FUTILI MOTIVI

FURTO-RAPINA

FAMIGLIA PASSIONI AMOROSE

ALTRI MOTIVI

TOTALE OMICIDI




1993

158

140

102

106

559

1,065





1997

247

90

117

121

289

864






2001

163

98

47

193

206

707






2006

121

69

53

192

186

621












La tabella riportata (fonte: Ministero dell’Interno) dimostra come i crimini in Italia siano in diminuzione; non è però questa l'immagine che i media (fedeli all’insegnamento del nazista Goebbels «basta ripetere in continuazione una bugia per farla diventare verità») ci propongono. Ogni giorno vengono diffuse notizie riguardanti fatti di criminalità commessi da immigrati, consumatori di sostanze, persone psichiatrizzate, facendo leva sul comune pregiudizio per giustificare l'esigenza di leggi securitarie; un' “emergenza crimine” che fa crescere l’odio, la paura e l’intolleranza.

Il senso di insicurezza, derivato da una società per pochi privilegiati che crea precarietà, viene così deviato verso quel “pericolo”, quel “nemico” contro il quale puntare l'indice e agire; categorie “colpevoli” di fare paura sono di volta in volta evidenziate: capri espiatori di un clima di disagio sociale che ha però le sue radici nella struttura stessa della società.

Ecco che si alternano leggi sempre più restrittive (anti-droga, anti-graffiti, anti-immigrazione, ecc), si innalzano mura creando veri e propri ghetti, si riempiono le carceri, aumenta il ricorso al TSO(Trattamento Sanitario Obbligatorio), si diffonde a macchia d'olio l'uso di psicofarmaci, si chiudono gli spazi sociali di aggregazione; tutti quei comportamenti che esulano dal modello sociale propagandato vengono colpiti, criminalizzati o psichiatrizzati. A volte, le persone vengono anche uccise.


Perugia, Aldo Bianzino, falegname di 44 anni, entra in carcere il 12 Ottobre per la coltivazione di alcune piante di Cannabis; ne esce morto il 14 Ottobre. Secondo l’autopsia le lesioni interne riscontrate sul suo corpo sono compatibili con l’omicidio. Aldo era in isolamento, le uniche persone con cui aveva contatto erano gli agenti carcerari.

Bologna, nel mese di ottobre 7 ragazzi sono stati arrestati perchè sorpresi a fare scritte su un muro. Processati per direttissima, i 7 writers sono stati colpiti da pene tra i 5 e i 10 mesi di carcere e sono tuttora in prigione; a nessuno di loro (neanche a quelli incensurati) è stata concessa la condizionale. È la prima volta in Italia che delle persone sono finite in carcere per delle scritte su un muro.

Empoli, 12 giugno 2007 Roberto Melino, 24 anni, muore in reparto psichiatrico per arresto cardiocircolatorio; il giovane era entrato il 4 giugno in TSV (Trattamento Sanitario Volontario), tramutato dai medici in TSO alla richiesta di andare a casa; resta da chiarire se la morte sia avvenuta per cause naturali o in seguito alla somministrazione di farmaci.


Questi sono solo alcuni degli ultimi casi dell’isteria proibizionista e securitaria che in questi ultimi anni ha fatto decine e decine di vittime nelle carceri (ricordiamo Marcello Lonzi morto l'11 luglio 2003), nei Reparti Psichiatrici, nei CPT e negli OPG (Ospedali Psichiatrici Giudiziari) , e nelle strade, come successo a Federico Aldrovrandi morto a Ferrara il 25 settembre 2005 x un pestaggio ad opera della polizia locale.


BASTA CON LE LEGGI CHE IMPONGONO IL CONTROLLO DELLO STATO SULLE SCELTE E GLI STILI DI VITA DELLE PERSONE!

BASTA CON L’ISTERIA DELLA SICUREZZA CHE SERVE AI PADRONI E ALLO STATO PER MANTERE LA PACE SOCIALE!


NO ALLA TOLLERANZA ZERO

Venerdì 16 Novembre dalle 17 alle 20

PRESIDIO in LARGO C. MENOTTI


Liberi Tutti/Canapisa Crew Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud

www.osservatorioantipro.org www.artaudpisa.blogspot.com

canapisa@inventati.it antipsichiatriapisa@inventati.org

aderiscono:

telefono viola di milano
gruppo anarchico toscano Kronstadt

mercoledì 3 ottobre 2007

SERATA ANTIPSICHIATRICA A VIAREGGIO IL 12 OTTOBRE

VENERDì 12 OTTOBRE
al csa SARS di Viareggio
( zona darsena vicino al palazzetto dello sport)

SERATA ANTIPSICHIATRICA
organizzata dal collettivo antipsichiatrico antonin artaud di Pisa

ore 18.30 incontro/dibattito su metodi e sugli usi ed abusi della
psichiatria

ore 21.00 cena buffet "Mangia la psichiatria"

dopo cena video antipsichiatrici:
"no loco" sulla psichiatria 2003
"pietro" sull'elettroshock 2004
"socialmente pericolosi" sull'opg di Aversa 2002

per info:
335 7002669
antipsichiatriapisa@inventati.org
www.artaudpisa.blogspot.com


per info:

335 7002669

antipsichiatriapisa@inventati.org

www.artaudpisa.blogspot.com


venerdì 24 agosto 2007

INCONTRO ANTIPSICHIATRICO


GIOVEDì 30 AGOSTO ore 17:30 A MASSA

INCONTRO ANTIPSICHIATRICO

SUL RITALIN ADHD E LA PSICHIATRIZZAZIONE DELL' INFANZIA

a cura del collettivo antipsichiatrico a.artaud-pisa
c/o anarchia infesta
campeggio dibattiti iniziative e feste dal 30/08 al 02/09

l'area della festa si chiama 'Le Jare' e si trova
di fronte all'Ospedale Pediatrico Apuano, sulla Via Aurelia.

martedì 3 luglio 2007

COMUNICATO STAMPA SUL PRESIDIO DI SABATO 30 GIUGNO A EMPOLI


ROBERTO E' MORTO PERCHE' AVEVA RAGIONE
ROBERTO E' MORTO PERCHE' GLI PSICHIATRI AVEVANO TORTO

Sabato 30 giugno si è svolto davanti ai cancelli dell' ospedales.giuseppe il presidio
per protestare contro la morte di ROBERTO MELINO avvenuta mentre si trovava rinchiuso contro la sua volonta' nelreparto psichiatrico(spdc)dell' ospedale,in regime di trattamentosanitario obbligatorio(tso).ROBERTO MELINO,un giovane empolese di 24 anni,dopo essersi sentitopoco bene durante una festa,arrivato al p.s. dell' osp,chiede diessere ricoverato(4 giugno)aveva chiesto agli psichiatri del repartodi essere ricoverato,con la speranza di ricevere un beneficiopsicologico.Il giovane viene subito sottoposto ad una intensa terapia a base difarmaci neurolettici-neuroplegici,finalizzati solo al contenimentopsicofisico della persona.Da sempre sono noti numerosi e gravi effetti collaterali di talisostanze contenitive.Da sempre è noto L'INDIFFERENZA E LA LEGGEREZZACON LE QUALI LA PSICHIATRIA PUBBLICA DISPENSA A PIENE MANI TALISOSTANZE(NEUROLETTICI-ANTIPSICOTICI-IPNOTICI)L a terapia neuroletticaa cui è sottoposto ROBERTO provoca un vistoso e pesante rallentamentodi tutti i suoi movimenti ed aggrava cosi fortemente il suo malesserefisico e psicologico che gia al secondo giorno di ricovero,martedi 5-06,egli chiede agli psichiatri del reparto DI ESSERE DIMESSO E DIPOTERE TORNARE A CASA.E qui avviene un fatto grottesco:gli psichiatridel reparto spdc dell' ospedale S.Giuseppe gli rispondono di esserecontrari alla sue dimissioni:pertanto al fine di trattenerlo nelrepartoCONTRO LA SUA VOLONTA',chiedono e ottengono di trasformare ilsuo ricovero DA VOLONTARIO AD OBBLIGATORIO.Questa decisione rappresenta IL COMPLETO TRAVISAMENTO DELLA LEGGE CHEGOVERNA IL T.S.O.(trattamento sanitario obbligatorio-legge 180 ed exl.833 maggio 1978-dic1978 ist. ssn)che come è noto,prevede talitrattamenti SOLO in presenza di 3 condizioni:CHE UNA PERSONA SIA INFASE ACUTA"DI MALATTIA MENTALE..",CHE NON VOGLIA CURARSI,CHE NONESISTANO ALTERNATIVE AL RICOVERO IN OSPEDALE.In realta' ROBERTO esprime esplicitamente la sua volonta dicurarsi,si ricovera volontariamente in ospedale perche' vuole staremeglio,nel TSO di Roberto,pertanto NESSUNA DELLE 3 CONDIZIONINECESSARIE PER POTERLO ATTIVARE ERA PRESENTE!Non conosciamo le motivazioni con le quali gli psichiatri si sianoopposti alla volonta' di ROBERTO di essere dimesso e tornare a casa;di una cosa pero' siamo piu' che certi:QUEGLI PSICHIATRI HANNO AVUTO CERTAMENTE TORTO A NEGARE LA VOLONTA'DI ROBERTO,MENTRE ROBERTO AVEVA SICURAMENTE E TRAGICAMENTE RAGIONE.E cosi' da martedi 5-06 le terapie nuerolettiche a cui vienesottoposto ROBERTO diventa anche coercitiva,peggiorando ulteriormentele sue gia precarie condizioni psicologiche.Dopo 7 giorni di tale impietoso trattamento pseudo-sanitario,all'alba di Martedi 12 ROBERTO MELINO MUORE IMPROVVISAMENTE NEL SUO LETTO(in reparto psichiatrico)PER ARRESTO CARDIOCIRCOLATORIO.La Madre,ultimo famigliare che vede in vita ROBERTO,riferisce che lasera prima aveva notato un cosi' grave e repentino peggioramentodelle condizioni psicofisiche di Roberto"che non era piu' capace direggersi in piedi,al punto che, per camminare,era costretto a farlo agattoni,ovvero con le mani e i piedi.la magistratura ha aperto un inchiesta e ordinato l'autopsia.I FAMIGLIARI DI ROBERTO hanno incaricato un Avvocato per seguirel'inchiesta e per vigilare che venga fatta piena luce sulle causedell' improvvisa morte di RobertoAL PRESIDIO DI SABATO 30-06 hanno partecipato numerose persone chehanno distribuito un comunicato sull' accaduto,ai passanti,ai parentidei degenti,al personale infermieristico e medico.Su un grandestriscione era scritto BASTA MORTI IN PSICHIATRIA"Una copia del comunicato è stata consegnata presso gli uffici delcentro di igiene mentale diretto dalla Dott.ssa Quattrocchi.(resp. della U.O.P. dell' Osp. S.Giuseppe di Empoli)Non è stato possibile,invece, consegnare il medesimo documento nelreparto di psichiatria,allo psichiatra di guardia,perche'AVENDOSUONATO PER BEN 12 VOLTE IL CAMPANELLO DELLA PORTA CHIUSA DELREPARTO,nessuno si è presentato alla porta...A questo punto ildocumento è stato consegnato alla U.R.P.(uff. relazioni pubblichedell' osp.)perche venisse recapitato alla Direzione Sanitaria dell'Ospedale S.Giuseppe.Empoli 2-07-2007

COLLETTIVO ANTIPSICHIATRICO ANTONIN ARTUAD DI PISA
COLLETTIVO ANTIPSICHIATRICO VIOLETTAVANGOGH DI FIRENZE
C.S.A INTIFADA DI EMPOLI
COLLETTIVO DEL TELEFONO VIOLA-T28 DI MILANO

mercoledì 27 giugno 2007

PRESIDIO DI PROTESTA CONTRO LA MORTE DI ROBERTO!!

SABATO 30 GIUGNO alle ore 10:30
DAVANTI ALL'OPSEDALE S.GIUSEPPE DI EMPOLI
CONTRO LA MORTE DI ROBERTO
CONTRO TUTTI GLI ABUSI DELLA PSICHIATRIA
ROMPERE IL SILENZIO..CONDANNARE LA PSICHIATRIA!!


PSICHIATRIA: UN MURO DI GOMMA

21 giugno 2006: muore a Cagliari in seguito a una tromboembolia venosa Giuseppe Casu venditore ambulante ricoverato con un TSO nel reparto psichiatrico di Cagliari dopo essere rimasto legato mani e piedi al letto per 7 giorni sedato farmacologicamente
28 agosto 2006: muore a Palermo A.S., donna di 63 anni entrata in reparto psichiatrico il 17 agosto e qui trattenuta per accertamenti; dopo alcuni giorni di stato comatoso (dal 25 al 27) la donna si sarebbe risvegliata per morire nella notte tra il 28 e il 29;
26 maggio 2007: muore a Bologna Edmond Idehen, nigeriano di 38 anni; l'uomo si era sottoposto volontariamente alle cure, ma alla richiesta di poter andare a casa i medici hanno deciso per il TSO e chiamato la polizia alle sue insistenze; le indagini sulla sua morte sono ancora in corso, la versione ufficiale parla di una crisi cardiaca avvenuta mentre infermieri e poliziotti tentavano di portare l'uomo sul letto di contenzione
12 giugno 2007: muore a Empoli Roberto Melino, 24 anni, per arresto cardiocircolatorio; il giovane era entrato il 4 giugno in reparto in TSV, tramutato dai medici in TSO alla richiesta di andare a casa; resta da chiarire se la morte sia avvenuta per cause naturali o in seguito alla somministrazione di qualche farmaco

Malessere.. o diversità....tanta confusione emozionale... AIUTO!!.... medicina.... Salute Mentale.. PSICHIATRA..... medicine... tante.....TERAPIA!!TERAPIA!!...... confusione.... non sento più nulla.... stranezze.....silenzio...CAOS..... silenzio..... SOLITUDINE..... PAURA!!
Male!!?... non mi ascolta nessuno... Confuso!!! e male,..tanto...... continua la contenzione.... AIUTO!!!... NESSUNO CON ME.... MALE!!MALE!!.... “normale”, perché? Chi?.......A volte MORTE..

In meno di un anno 4 morti all'interno di reparti psichiatrici ospedalieri italiani.
Morti alcune avvenute in circostanze sospette, le cui cause rimangono oscure; gravissimi episodi che però non suscitano alcun interesse nell'opinione pubblica e nei mass-media, come a tornare a quell'ottica che dà un diverso valore alle vite umane a seconda dell'etichetta sociale che viene data loro.
Viene da pensare che la psichiatria, pseudoscienza priva di comprovate basi scientifiche, agisca casualmente sulle persone trattate con farmaci, ignorando o tralasciando possibili contro-azioni dei composti chimici somministrati; oppure che alcuni medici approfittino della copertura delle istituzioni pubbliche per sperimentare farmaci su pazienti (fatto certo non nuovo); o ancora che i medicinali vengano somministrati in dosi massicce solo per sedare pazienti “scomodi”, fino a causare blocchi cardio-respiratori o cardio-circolatori, che, non a caso, sono due tra i possibili effetti collaterali di molti psicofarmaci.
In ogni caso il reale problema rimane essere quell'alone di mistero che circonda l'istituzione psichiatrica per cui le situazioni degli psichiatrizzati non si conoscono, non si devono conoscere o si ha paura di conoscere. La “malattia mentale” rimane quel qualcosa di non dimostrato eppure a priori riconosciuto da tutti. Si giustifica l'agire medico sull'individuo in nome di una salvaguardia fisica del paziente, a prescindere dalla sua volontà e senza dargli ascolto in quanto considerato incapace di decidere per sé a causa della sua “patologia”.

Il percorso psichiatrico è sempre e costantemente accompagnato da trattamenti psico-farmacologici, con la tendenza ad annullare emozioni e pensieri dell'individuo “curato” così da poter riplasmare la sua mente ed annullare i sintomi del suo ”disturbo”.
Moltissime volte queste cure avvengono senza il consenso informato; non è raro che gli psichiatri diano farmaci singoli o tolgano il foglietto illustrativo dalle confezioni distribuite nei Centri di Igiene Mentale o ancora che dicano ai pazienti di non leggerlo per non farsi influenzare dai contro-effetti. Contro-effetti che vanno da disturbi di attenzione e memoria, confusione mentale, problemi nel funzionamento di organi, disturbi neurologici, fino al blocco cardio-circolatorio e cardio-respiratorio causando quindi la morte.
Evidente è l'arbitrarietà della scelta terapeutica: a seconda dello psichiatra o dell'ospedale si possono trovare farmaci usati per tutti i tipi di “disturbi” e farmaci differenti, talvolta anche contrastanti tra loro, usati per una stessa “patologia”.
Solitamente non viene prescritto un unico farmaco, ma cocktail di sostanze allo scopo di creare una condizione di effetti contrastanti tali da mantenere il paziente in uno stato “controllato” che si traduce però in appiattimento emozionale e rallentamento fisico.
Spesso i dosaggi vengono aumentati in modo esponenziale all'unico scopo di sedare e annullare comportamenti e pensieri dello psichiatrizzato, perché porta disagio all'interno del reparto.
Diffusissima è la pratica del depot (puntura a lento rilascio) nonostante presenti una più alta probabilità nell'insorgere di effetti collaterali poiché rende impossibile lo scalaggio o l'interruzione d'urgenza della terapia in corso (il massimo effetto si ha tra i 7 e i 14 giorni dall'iniezione).
Anche volendo tralasciare ogni considerazione sulla reale efficacia degli psicofarmaci non si può negare che stiamo assistendo ad un eccessivo uso di farmaci, che vengono distribuiti a piene mani come fossero pillole della felicità.
Le pratiche psichiatriche sono inoltre costellate da abusi alla persona.
È ancora in uso la contenzione fisica, che può giungere ad eccessi come nel caso di Cagliari, per non parlare dell'elettroshock, tuttora presentato come soluzione utile in casi che sembrano sfuggire al controllo degli psichiatri. Assistiamo giornalmente a TSO totalmente arbitrari, spesso effettuati con l'uso della violenza; ricoveri volontari che diventano obbligatori nel momento in cui il paziente rifiuta le cure o chiede di poter tornare a casa. Per non parlare di quegli effetti collaterali dei farmaci fatti passare per sintomi stessi della “malattia”.
Costante è il ricatto della psichiatria e spesso impossibile per la persona il sottrarsi al suo pressante controllo.

A queste considerazioni non può non seguire una critica della psichiatria come disciplina in sé. Le presunte cause organiche delle cosiddette “malattie mentali” rimangono sconosciute, eppure si ha la pretesa di creare farmaci che possono curarle.
Si può dire che la psichiatria sia una medicina fondata sull'effetto: a partire da un comportamento considerato anomalo e quindi sintomo di malattia si studiano quelle sostanze psicotrope in grado di regolarlo a livello cerebrale pretendendo di trovare così la causa organica del disturbo. Altre volte nuove “patologie” vengono create a tavolino per smerciare vecchi e nuovi farmaci ed alimentare il business delle case farmaceutiche facendo leva sui disagi delle persone.
Non può che rimanere il dubbio su queste morti, vere e proprie morti di stato sulle quali è necessario fare chiarezza.
L'invito è a rompere il silenzio, a denunciare gli abusi psichiatrici perpetrati ai danni di individui troppo spesso impotenti perché intrappolati nella solitudine psichiatrica; a distruggere quei miti di cui la psichiatria si è circondata e spezzare il muro di silenzio che da sempre la circonda e la difende da attacchi esterni.

Collettivo Antonin Artaud antipsichitriapisa@inventati.org tel. 3357002669
Collettivo antipsichiatrico Viloletta Van Gogh violettavangogh@inventati.org
Telefono Viola Milano via dei Transiti (Mi) tel. 02/2846009

domenica 24 giugno 2007

PRESIDIO DI PROTESTA CONTRO LA MORTE DI ROBERTO !!

SABATO 30 GIUGNO alle ore 10:30
DAVANTI ALL'OPSEDALE S.GIUSEPPE DI EMPOLI
CONTRO LA MORTE DI ROBERTO
CONTRO TUTTI GLI ABUSI DELLA PSICHIATRIA
ROMPERE IL SILENZIO..CONDANNARE LA PSICHIATRIA!!

purtroppo a distanza di poco tempo della morte avvenuta a fine maggio di Edhmun
Hiden, c/o all'Ottonello, reparto psichiatrico della Clinica Universitaria
di Bologna, mentre stava per essere sottoposto ad un
trattamento sanitario obbligatorio
mercoledì 13 giugno ennesimo episodio di morte in un reparto psichiatrico
questa volta in toscana..
Roberto Melino ragazzo di 24 anni è morto per arresto cardiocircolatorio
presso il reparto psichiatrico dell'ospedale S.Giuseppe di Empoli,
dove si trovava da una settimana in trattamento sanitario obbligatorio..
Esprimiamo tutta la nostra solidarietà alla famiglia Melino e gridiamo
con forza la nostra volontà di non fare passare sotto silenzio
l'ennesimo grave episodio che si verifica in un reparto psichiatrico.


collettivo antipsichiatrico a.artaud-pisa

ADERISCONO E PARTECIPANO AL PRESIDIO
collettivo telefono viola milano
collettivo antipsichiatrico violetta van gogh firenze
csa intifada ponte a elsa (empoli)
osservatorio antiproibizionista canapisa

mercoledì 23 maggio 2007

INIZIATIVA E SERATA ANTIPSICHIATRICA A PISA

GIOVEDì 31 MAGGIO
C/O LABORATORIO IMAGO
via bovio 10 a Pisa
il Collettivo Antipsichiatrico A.Artaud di Pisa
presenta dalle ore 21:30 in poi

VECCHIE E NUOVE GABBIE
percorsi nelle strutture psichiatriche dalla legge 180 ad oggi:
anatomia del manicomio contemporaneo

MOSTRA FOTOGRAFICA
sull'ex-manicomio di Volterra

VIDEO "I GRAFFITI DELLA MENTE"
n.o.f4 moro secco spinaceo
ita 2002 regia di p.Manoni durata 20'

a seguire INCONTRO E DIBATTITO

CANAPISA 2007 PER LE VITTIME DELLA PSICHIATRIA

volantino che distribuiremo alla street parade antiproibizionista CANAPISA
che ci sarà sabato 26 maggio in piazza Sant'Antonio a Pisa dalle ore 16

ALLE VITTIME DELLA PSICHIATRIA
Non c'è da stupirsi che una street-parade antiproibizionista sia dedicata alle vittime della psichiatria. Antipsichiatria e antiproibizionismo coesistono infatti da tempo all'interno di un percorso che contrasta con la logica proibizionista che appoggia la medicalizzazione di massa. L'attuale decreto Fini Giovanardi non ha fatto altro che rinforzare il legame proibizionismo-psichiatria etichettando il consumatore di sostanze psicoattive come malato mentale da trattare con cure psichiatriche. I “drogati” diventano così merce per l'industria del recupero e della riabilitazione sulla base di una doppia diagnosi che li vede malati mentali in quanto drogati e drogati a causa della loro malattia mentale. Una doppia ragione per il ricorso alle cure psichiatriche e un drastico cambio di prospettiva nell'affrontare la questione del consumo di sostanze che è ora trasformata da una questione sociale a una questione sanitaria e penale. L'assuntore di sostanze non è più visto come il “ribelle”, il “disadattato sociale”, lo “psiconauta alla ricerca di esperienze altre”, ecc, ma come un malato mentale da curare e la gestione delle tossicodipendenze è delegata alla macchina psichiatrica.
Nuovi orizzonti di business si aprono così per gli imprenditori della reclusione e della cura della salute mentale. Dietro a tutto ciò la forte spinta delle multinazionali del farmaco, veri potentati in grado di influenzare scelte politiche e segmenti di mercato, ma anche un notevole tornaconto per le istituzioni politiche che vedono nel farmaco un potente strumento di controllo.
Massiccio è l'uso di psicofarmaci in ogni ambiente e fascia sociale, come a dimenticare la pericolosità delle sostanze con le quali si ha a che fare. Gli psicofarmaci generano fenomeni di dipendenza e di assuefazione talvolta assai più gravi delle sostanze illegali classificate come droghe pesanti; inoltre i meccanismi attraverso cui agiscono sono tutt’altro che noti e spesso causa di vere e proprie malattie neurologiche.
È un paradosso difficilmente spiegabile vietare da un lato l'uso di sostanze psicoattive classificate illegali e dall'altro prescrivere sostanze psicoattive legali per curare le tossicodipendenze.
Viene da chiedersi quale sia la reale differenza tra droghe e psicofarmaci, differenza che sembra davvero ridursi alla prescrizione medica.

mercoledì 18 aprile 2007

INIZIATIVA E SERATA ANTIPSICHIATRICA A FIRENZE

VENERDI' 4 MAGGIO 2007
SERATA ANTIPSICHIATRICA
al CSA NexT-EMERSON
via di bellagio 17
(zona castello) Firenze
autobus 2-28

il collettivo antipsichiatrico violetta van gogh di Firenze
e il collettivo antipsichiatrico antonin artaud di Pisa
presentano

ore 18:30 incontro/dibattito sugli psicofarmaci:
iniziativa di informazione sull' uso delle sostanze legali in psichiatria

ore 21 cena sociale

ore 23 dance hall dj set
hip hop-drums 'n' bass

il ricavato della serata servirà per autofinaziare e per
sostenere le spese legali del collettivo antipsichiatrico a.artaud
per info:
violettavangogh@inventati.org www.inventati.org/antipsichiatria
antipsichiatriapisa@inventati.org www.artaudpisa.blogspot.com

L’Analista Analizzato: La patologia del “dissenso”

pubblichiamo il racconto della storia personale di Lucia Maria Catena e la recensione del suo libro "l'analista analizzato".
Ci sembra giusto e importante dare spazio e voce alle persone che hanno subito abusi in psichiatria e che vogliano come noi lottare per smascherare gli effetti nefasti e nocivi che la psichiatria produce sull'intera società.

L’Analista Analizzato: La patologia del “dissenso”

A distanza di anni, non so ancora chi forse in Cielo mi ha aiutata, ma se non avessi avuto quel barlume di lucidità, che all’epoca, contro tutti e contro tutto, mi fece scegliere liberamente e consapevolmente di risolvere i miei gravissimi problemi personali, senza alcun aiuto farmacologico e nessun supporto psicoterapico, non sarei ancora in vita.
Sono venuta a contatto con gli psicofarmaci e con il mondo della psichiatria, per caso, quando ignara di tutto, stavo preparando l’esame di diritto amministrativo alla Facoltà di Giurisprudenza di Palermo. Mio padre, violento in famiglia da sempre, alcolista da qualche tempo, finì in ospedale in gravissime condizioni per morirvi dopo pochi mesi. Io, per molti anni, fin da bambina, avevo abusato del cibo, all’interno della mia famiglia violenta e distruttiva, ingozzandomi ripetutamente.
Mi indirizzarono da coloro che, secondo molti, mi avrebbero aiutata in ogni caso. Primo dono: un pacchetto di ansiolitici, da prendere al bisogno, mentre, tentavano, in tutti i modi, di sottopormi ad una psicoterapia, non richiesta e non gradita, mentre la mia disperazione e la mia sofferenza crescevano ogni giorno di più. Mi rivolsi allo stesso operatore per più di un anno, senza alcun risultato, mentre le mie condizioni fisiche peggioravano ed il mio peso aumentava. Le cose non cambiarono quando andai altrove. Mi prescrissero psicofarmaci: dal Prozac, ad altri. Poi arrivarono i neurolettici, mentre cercavo di spiegare disperatamente, non ascoltata, a queste persone che con le chiacchiere non si esce dalla disperazione, specialmente quando in casa hai una madre totalmente invalida, senza risorse economiche, senza lavoro e senza futuro, anche con una laurea in Giurisprudenza, in terra di mafia! Mentre il contrasto fra le loro eccellenti teorizzazioni ed i miei principi e valori di vita, diveniva incolmabile. Ad un certo punto, finii in ospedale per “Impregnazione neurolettica.”
Ho rischiato di morire. Mi disintossicarono e gli specialisti psichiatri della clinica dove mi avevano portata mi chiesero come mai prendessi così potenti psicofarmaci e come mai me ne fossero stati prescritti per anni di tutti i tipi, visto, che, dopo un mese di osservazione all’interno della loro struttura, non avevano riscontrato in me alcuna patologia! Per loro ero perfettamente sana! Il problema dell’abuso del cibo era solo dovuto alle vicende distruttive familiari. Avevo semplicemente sfogato la disperazione sul cibo. Si poteva benissimo correggere con. un po’di serenità e di quiete, costruendo la mia vita. Ed allora tutti gli psicofarmaci prescritti?.. per quale patologia? Le domande sorgevano spontanee. Rifiutai ogni prescrizione farmacologia di neurolettici. Ritornai al Servizio dove mi volevano ancora somministrare altri psicofarmaci potentissimi, se avevo voglia di prenderne. Non ero certo guarita dalla mia gravissima patologia…poi, dissero a mia madre che potevo anche optare per un ricovero in ospedale, dove mi avrebbero sedata…Rifiutammo ogni tipo di aiuto. Ancora non ci rendevamo conto di cosa fosse successo. Incominciammo a richiedere la mia documentazione medica e le Strutture incominciarono a rifiutarcela. Mi rivolsi così all’avvocato presso il quale facevo praticantato legale. Con la minaccia di una denuncia, ci fornirono quanto richiesto e dovuto. Qual’era questo mio famoso malanno da curarmi a tutti i costi…o meglio, che desideravano così ardentemente di curarmi? Non ci è dato sapere… In una cartella avevo la personalità disturbata a vario titolo, patologie gravissime irreversibili (diagnosi postuma: sfornata al momento dell’intimazione legale!); in un’altra la bulimia. In un’altra ancora non avevo niente (ma gli psicofarmaci me li volevano dare lo stesso…Malata di che…?). Di una stessa struttura esistevano addirittura due copie di cartelle. Quale era la veritiera? Mistero…Però una cosa saltava agli occhi, evidentissima…avevo contestato… forse troppo…ribellandomi alle loro amorevoli cure…avevo fatto troppo di testa mia…pensato troppo…Di certo non mi avevano curata e neppure guarita…
Allarmati, visto che non riuscivamo a capire nulla, ci siamo rivolti ad un primario: il Professore Mario Meduri di Messina, che, dopo visita accurata e vari test di tutti i tipi, ripetuti presso un’altra struttura pubblica, con il medesimo risultato (Perfettamente sana!), mi disse che non avevo bisogno di psicofarmaci e che l’ingozzamento di cibo in tutti quegli anni, si chiamava bulimia, ed era dovuto ai problemi familiari.
Partì la denuncia verso la Magistratura. Senza soldi e senza perito, quello bravo e pagato bene, che metta in luce gli effetti distruttivi dei psicofarmaci e l’assurdità di certo sistema, non hai giustizia. Neppure in sede civile, perché la Giustizia in Italia ha un costo economico non indifferente, e noi non rientravamo neppure nel gratuito patrocinio, per pochi spiccioli! Non abbiamo neppure potuto proporre un giudizio di danni, anche qui il perito andava pagato, ante-causam ed in corso di causa. I reati, di falso in atto pubblico è difficile dimostrarli. L’esposto, dopo anni, fu archiviato per prescrizione. I reati di falso si erano prescritti! Nessuna considerazione nel merito. Nessuna giustizia per anni di inferno. La mafia dei colletti bianchi aveva vinto, come sempre…gli amici degli amici…Avanti un altro da distruggere! E’ forse scienza questa? Cosa sta succedendo?
In cura per cosa?...Ci siamo chiesti tutti, familiari ed amici…La “patologia del dissenso?” Per caso…visto che avevo avuto la felice idea di andare, come mio solito, a ficcare il naso dove non avrei dovuto e fare domande che non avrei mai dovuto fare…inopportune…contestatrici…
Quando rifiutai ogni aiuto ero distrutta fisicamente. Tutti gli psicofarmaci provocano danni collaterali, a cominciare dalla perdita della memoria, molto spesso indimostrabili, in un campo dove impera l’arbitrio. Il mio peso era di centotrenta chili ed oltre e i miei ormoni non rispondevano più.
Mi curò un medico ginecologo, il dottore Oriente Antonio, gratuitamente, al quale devo la mia vita e la mia salute.
I miei problemi personali legati al cibo, con il suo carico di sofferenza e di disperazione, li ho affrontato con l’aiuto prezioso delle persone che mi amano. Il resto è venuto da sé, dopo che ho chiuso per sempre con i veleni legalizzati e con qualunque tipo di approccio psichiatrico e similari. Abilitazione all’esercizio della professione legale e dal gennaio 2002 esercizio di funzioni giudiziarie onorarie presso il Tribunale di Patti, distretto di corte d’Appello di Messina, con all’attivo centinaia di Sentente e provvedimenti nel campo civile; dando così il mio contributo all’Amministrazione della Giustizia, crescendo umanamente e professionalmente, tra la stima e l’affetto dei Magistrati, dei colleghi e degli Avvocati. A tutti un grazie di vero cuore.
Presto ci sarà un sito: www.analistaanalizzato.it, dove raccoglierò la mia storia personale, con tutti i documenti storici connessi, per dare voce a chi non ha voce, attraverso questa mia opera prima, l’Analista Analizzato, edita dalla Casa Editrice Progetto Cultura 2003, e donare un forte messaggio di speranza alle numerose persone disperate che vengono sistematicamente distrutte nel tentativo assurdo di curargli sola la disperazione…”malati di niente!”

“L’Analista Analizzato” edizioni Progetto cultura 2003
di Lucia Maria Catena

Il libro
In tutti i mezzi di comunicazione di massa televisivi e non vi propinano che gli psichiatri, gli psicologi e similari, con le loro psicoterapie varie e con i loro psicofarmaci vi salvano dalla violenza familiare, dalla bulimia, dall’anoressia e da ogni genere di vostro disagio… psicologico e non. Anzi, costoro sarebbero i nuovi Salvatori dell’umanità, i “nuovi santi guaritori, gli specialisti dell’anima”: pillolette della felicita! E vai sicuro! Psicoterapia? Ti libera dal male! Ma vi siete mai chiesti quale grande distruzione possono portare tali sistemi di cura assolutamente non scientifici alla nostra salute fisica e mentale? Quale assurda manipolazione dell’interiorità delle persone più deboli si cela nel termine “psicoterapia”? Se lo desiderate, il mio Analista... analizzato ve ne parlerà. E vi farete anche quattro sane risate…

L'autrice
Lucia Maria Catena Amato nasce a Palermo nel 1969. Vive a Santo Stefano di Camastra (ME). Laureata in Giurisprudenza, è abilitata all’esercizio professionale di Avvocato. Dal gennaio 2002 esercita funzioni giudiziarie onorarie presso il Tribunale di Patti, distretto di Corte d’Appello di Messina.

Comune di Pisa :quello che le cifre non dicano!

riceviamo e pubblichiamo l'intervento di un gruppo di lavoratori
del servizio dell'assistenza domiciliare sull'estrenalizzazioni e la gestione della cosidetta "marginalità sociale" da patre del Comune di Pisa che risparmia e specula sulla pelle dei lavoratori e sui bisogni delle persone...

Comune di Pisa: quello che le cifre non dicono

Leggiamo dall'articolo del Tirreno del 29 marzo che il Comune di Pisa si prodigherebbe nel campo del sostegno e assistenza alle categorie dell'”alta marginalità” o a rischio disagio spendendo anche cifre considerevoli.

La categoria sociologica che sottende questa definizione è di per sé discutibile perché creata ad hoc per tenere ai “margini” della società tutte e tutti coloro che non sono utili o produttivi. La “normalità” diventa solo la capacità di vendere la propria forza lavoro e la sanità in generale assomiglia sempre più ad una catena di montaggio dove “il pezzo” usurato viene sostituito per permettere un veloce rientro nel mondo del lavoro o, peggio ancora, la capacità lavorativa viene mantenuta tramite supporto “farmacologico” indipendentemente dal fatto che la somministrazione del farmaco possa essere precursore di nuova malattia. Ovviamente questo modello di sanità comporta dei costi molto elevati per i cittadini.
Per la cura di quelle malattie che non potranno mai riportare l’individuo ad essere produttivo, bisogna invece risparmiare al massimo, abbattendo, tanto per cominciare, il costo del lavoro. Ma se il paradigma di “normalità” è quello del soggetto “improduttivo”, sono sempre più i soggetti a rischio disagio tanto più quanto il lavoro si trasforma in precario e flessibile e l’accesso al lavoro presuppone una continua e totale disponibilità alle esigenze dei datori di lavoro. Ecco che il numero degli assistiti aumenta sempre più, e con essi il lievitare dei costi.

Come lavoratori e lavoratrici impegnati in questo settore vorremmo innanzitutto chiarire che tutto ciò che riguarda il lavoro di cura e di assistenza è già da tempo stato appaltato al sistema delle cooperative con il solo scopo di abbassare il costo del lavoro, decurtando diritti e salari.
Ma è il sistema dell'assistenza domiciliare indiretta per i diversamente abili che dimostra di quanto possano essere lesi i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici.

Tramite il servizio territoriale della ASL, consociata del Comune nella cosiddetta “Società della Salute” duecento persone (218 per la precisione), ovvero gli educatori domiciliari, lavorano senza che del loro lavoro vi sia traccia: non hanno nessun contratto con l’ente che da parte sua si limita ad erogare un misero assegno mensile (si parla di 150-300 euro al mese) alla famiglia del portatore di handicap.
L'EDUCATORE (stiamo parlando di personale ovviamente qualificato, spesso si tratta di studenti della facoltà di scienze sociali) E' EQUIPARATO AD UN AUSILIO. Nonostante ciò il lavoro è monitorato dall'assistente sociale che se ne occupa e a cui arriva puntualmente una relazione.
Siamo oltre la soglia del lavoro nero, siamo ai lavoratori fantasma !!! Tutto questo per risparmiare e speculare su bisogni e necessità di categorie sentite e fatte sentire come più deboli!!!

Cobas cooperative e Educatori e educatrici domiciliari

sabato 17 marzo 2007

SEMINARIO ANTIPSICHIATRICO SUGLI PSICOFARMACI

VENERDI' 23 MARZO
ORE 18 C/O Spazio Pubblico Autogestito REBELDIA
in via Battisti, 51 a Pisa..
nell'ambito dei SEMINARI DI INFORMAZIONE SULLE SOSTANZE PSICOATTIVE
per una corretta informazione sulla natura delle sostanze e
per una cultura dell'uso critico e consapevole in un'ottica di riduzione del danno
organizzati dall'OSSERVATORIO ANTIPROIBIZIONISTA

Venerdì 23 marzo 2007 ci sarà un seminario sulle SOSTANZE LEGALI
a cura del Collettivo Antipsichiatrico A.Artaud di Pisa
l'incontro si svolgerà alle ore 18 nel Cinemaltrove dello Spazio Pubblico Autogestito Rebeldia
in via Battisti, 51 a Pisa

martedì 6 marzo 2007

CONFERMATA CONDANNA ALLA PSICHIATRA D.M.


(NDR apr 2016)
“Detta sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Firenze,
non è stata valutata dalla Corte di Cassazione perché è maturata la prescrizione. “


Giovedì 22/02/2007 la Corte D'Assise D' Appello di Firenze ha condannato a sei mesi, per lesioni gravi e colpose, la psichiatra D. M. (membro dell' equipe psichiatrica del dipartimento di Psichiatria dell'Università di Pisa) confermando la sentenza già emessa in primo grado, il 24 novembre del 2005.

La psichiatra è stata, inoltre, condannata a pagare 10.000 euro di risarcimento alla famiglia, per danni morali, e 2500 euro di spese legali. La condanna arriva al termine di un processo iniziato 7 anni fa, quando nel 1999 la dottoressa D.M. prescrisse ad una bambina di 11 anni, con problemi di peso, due farmaci in sperimentazione (il Topamax,un antiepilettico e il Fevarin,un antidepressivo),basando la “cura” sull'efficacia di uno dei numerosi effetti collaterali dei farmaci stessi( la perdita di peso).
Oltre a non aver raggiunto nessun risultato , in termini di dimagrimento,ma soltanto una serie di danni fisici a catena, (allucinazioni, perdita della vista, coliche renali) ci preme sottolineare come
la dottoressa abbia agito, senza un reale consenso informato dei genitori e addirittura aumentando le dosi previste, in modo completamente arbitrario.

Entrambi i farmaci nel 1999 non erano ancora nel prontuario farmaceutico e sul Topamax esistevano solo tre studi, fatti negli USA, di cui due sugli animali e uno su una donna di 37 anni.

L’autorizzazione per la sperimentazione del Topamax, è stata concessa nel 2000 all' Istituto di neuropsichiatria infantile Stella Maris di Pisa  per somministrarlo su circa 20 bambini per la cura del disturbo bipolare(“malattia”? che alterna stati di tristezza e di felicità!!).
Tra l'altro la Stella Maris, è stata promotrice nel 2002 del Progetto Prisma, uno studio che si proponeva di individuare nelle scuole l’ADHD (deficit di attenzione e iperattività), al fine di controllare alcuni comportamenti ritenuti anormali.
Mentre la sperimentazione del Fevarin fu affidata sempre nel 2000 alla clinica psichiatrica Universitaria di Pisa.
Risultano quindi evidenti i collegamenti tra la psichiatria pubblica e la sperimentazione illegale attuata dalla dottoressa D.M. in una clinica privata, considerando anche il fatto che quest’ultima ha utilizzato il ricettario dell’Asl di Pisa e ha fatto compilare alla bambina un test per adulti ritrovato dai carabinieri a Pisa, in un pc del S. Chiara. Non ci stupisce che questa storia coinvolga gli psichiatri pisani, che sono soliti utilizzare pratiche brutali e disumane, anche prive di fondamenti scientifici, come l’elettroshock.
La Tec (terapia elettro convulsiva) consiste infatti nel far passare corrente elettrica ad alto voltaggio attraverso due elettrodi posti sulle tempie, provocando effetti che vanno dalla perdita di conoscenza e convulsioni nei casi più lievi, fino all’arresto cardiaco o respiratorio con conseguenze anche mortali.

Prescrivere ad una bambina di 11 anni farmaci in dosi massicce per provocare volontariamente gli effetti collaterali e per delle cure per cui non sono indicati, ci fa riflettere su come la psichiatria sia una pseudoscienza che procede per tentativi usando le persone come cavie, mostrando ancora una volta di non preoccuparsi della reale salute delle persone ma di rivendicarsi un autonomo ruolo di controllo, che ultimamente si sta espandendo capillarmente intervenendo con una medicalizzazione anche dei bambini.

Questa triste storia non è che il frutto della medicalizzazione di massa che subiamo quotidianamente e degli interessi economici delle multinazionali farmaceutiche. Oltre il 30% della popolazione si "aiuta" con benzodiazepine per "riposare" e più del 10% ne fa uso senza prescrizione medica. Infatti, in alcune farmacie valium, tavor e minias vengono distribuiti come caramelle. Ogni tipo di eminente "specialista" giustifica dermatiti, cefalee, dolori articolari come "disturbi da stress" curabili facilmente con la panacea ansiolitica. Conosciamo bene l'uso "innovativo" ed eclettico dei farmaci...... anfetamine utilizzate come calmante per bambini agitati e pesanti sedativi per rallegrare stati di tristezza. La silente normalità delle cure psichiatriche vive di questi paradossi quotidiani.

Siamo contrari a questa psichiatrizzazione di massa e vogliamo denunciare la psichiatria che sotto la sua presunta scientificità mostra il suo reale aspetto di istituzione totale atta al controllo e al mantenimento dell’ordine sociale, assecondando solamente gli interessi dei colossi farmaceutici.
Nonostante non sia stata messa in discussione l'abilitazione alla pratica medica della D.M. e non ci sia stata una condanna per sperimentazione, la sentenza di oggi è comunque importante, perché rappresenta un precedente, per rompere il silenzio che spesso si crea intorno a chi subisce gli abusi della psichiatria,per contrastare la sperimentazione selvaggia e la somministrazione illimitata di psicofarmaci.

collettivo antipsichiatrico antonin artaud-pisa

Collettivo Antipsichiatrico "Antonin Artaud" Pisa - 2007 antipsichiatriapisa@inventati.org