A Pisa è nato il collettivo antipsichiatrico Antonin Artaud contro gli usi ed abusi della psichiatria.
Nessuno di noi è psichiatra, psicologo o uno "specialista " della mente ma siamo tutte persone
interessate a contrastare gli effetti nefasti che questa scienza del controllo produce sull'intero corpo sociale.
Ci sembra necessario mettere in discussione le pratiche di esclusione e segregazione indirizzate
a tutti quelli che non accettano il sistema di valori imposto dalla società.
E' arrivato il momento di rompere il silenzio che permette il brutale perpetuarsi di tutte le
pratiche psichiatriche e di smascherare l'interesse economico che si cela dietro
l'invenzione di nuove malattie per promuovere la vendita di nuovi farmaci.
Ci proponiamo di fornire:
- un aiuto legale
- informazione sui farmaci e sui loro effetti
collaterali
- denunciare le violenze e gli abusi della psichiatria

Chiunque è interessato può intervenire alle nostre assemblee che si svolgano
tutti i martedì alle 21:30 c/o lo Spazio Antagonista Newroz in via Garibaldi 72 a PISA
per info : antipsichiatriapisa@inventati.org
3357002669

attivo il nuovo sito del collettivo
www.artaudpisa.noblogs.org

lunedì 27 febbraio 2006

O.P.G.

L'Ospedale Psichiatrico Giudiziario, pesante cono d'ombra della giustizia italiana che affonda le sue radici negli anni '30 del fascismo, è oggi oggetto di ridiscussione. Le riforme carcerarie del '75-'86 e quelle psichiatriche del '65-'78 hanno prodotto solo un cambiamento di definizione: il Manicomio Criminale si tramuta in Ospedale Psichiatrico Giudiziario. In tutti questi anni, mentre l'OPG è rimasto cristallizzato nella sua forma fascista, con la legge 180 gli Ospedali Psichiatrici vengono lentamente smantellati e sostituiti da una serie di istituzioni (ospedali, case famiglia, comunità, ecc) ed il ricovero coatto viene regolamentato e ridefinito come Trattamento Sanitario Obbligatorio in reparto psichiatrico. Allo stesso modo le carceri vengono formalmente coinvolte in un processo di apertura, che paradossalmente conduce ad un allargamento della popolazione carceraria tramite un più ampio e capillare sistema di controllo esterno al carcere. Con la legge Gozzini le carceri si aprono alla società e si instaurano una serie di misure alternative all'internamento. L'individualizzazione della pena, voluta dalla Gozzini, ha fatto sviluppare nell'ambito carcerario ipotesi sul soggetto criminale sempre più somiglianti alle pratiche psichiatriche sui “malati di mente”; infatti i percorsi rieducativi si confondono con quelli terapeutici e gli psicofarmaci si diffondono massicciamente anche in carcere. Negli anni '70 '80 una rivoluzione culturale antisegregazionista si afferma sul piano legislativo, ma nella realtà rimangono inalterati il pregiudizio di pericolosità sociale del malato mentale e lo stigma del recluso. Se nel tempo l'attenzione politica e legislativa si è spostata dalla malattia al malato, dalla pericolosità al disagio, e dalla punizione alla rieducazione, nella società i corpi degli psichiatrizzati e dei carcerati sono rimasti comunque esclusi e imprigionati. Una nuova tecnologia del controllo sociale si diffonde: l'industria farmacologica sforna prodotti capaci, in alcuni casi, di sostituire le camicie di forza, i letti di contenzione e le sbarre. Negli ultimi anni si è ricominciato a parlare di OPG e, nel tentativo di risolvere l' ormai scottante questione, sono state presentate due proposte di riforma degli OPG. Nella proposta di legge delle regioni Toscana ed Emilia Romagna la figura giuridica della non imputabilità è mantenuta, anche se con alcune modifiche, come l'abolizione della seminfermità; si conservano il concetto di pericolosità sociale e l'applicazione di misure di sicurezza nei confronti di chi è ritenuto non imputabile; le misure di sicurezza previste sono: assegnazione ad un istituto in cui si garantiscano trattamento psichiatrico e custodia ( per reati con pena massima non inferiore a 10 anni), e affidamento al Servizio Sociale (per reati con pena massima inferiore a 10 anni), che potrà essere tramutata nella prima qualora non dovesse risultare adeguata al caso. Tale proposta con la misura di affidamento ai servizi sociali costituisce un passo in avanti nella riduzione delle misure reclusive totalizzanti, ma, mantenendo inalterato il concetto di pericolosità sociale, non cambia l'essenza della modalità di risoluzione della questione. Nonostante sia previsto un maggiore contatto dell'individuo con la società, l'isolamento rimane all'interno dell'individuo attraverso trattamenti psicofarmacologici debilitanti che conducono a fenomeni di cronicizzazione. Cambieranno i luogo di reclusione, in strutture meno fatiscenti e più specializzate, ma allo stesso tempo ci sarà una gestione affidata al privato sociale, andando così incontro a fenomeni di allungamento della degenza per mantenere i finanziamenti, con una presa in carico vitalizia ad opera dei servizi psichiatrici. L'altra proposta, quella dell'onorevole Corleone, parte da una sostanziale novità nell'approccio alla questione: l'istituto della non imputabilità è abolito; al “malato di mente” autore di reato è riconosciuta la capacità di intendere e di volere e quindi la sua imputabilità e possibilità di essere soggetto alle pene previste dal codice penale per il tipo di reato commesso. L'opg viene quindi abolito, ma solo per creare all'interno del carcere strutture adeguate alla cura dei disturbi mentali, reparti psichiatrici interni all'istituto penitenziario, così da aumentare il ruolo della psichiatria in carcere senza modificare la situazione attuale. Queste proposte non soddisfano l'idea di un superamento di un sistema aberrante e coercitivo, infatti permangono misure di contenzione svilenti per l'individuo e trattamenti farmacologici troppo debilitanti e depersonalizzanti per poter essere definiti positivi per la persona. Uno concreto percorso di superamento delle istituzioni totali passa necessariamente da uno sviluppo di una cultura non segregazionista, largamente diffusa, capace di praticare principi di libertà di solidarietà e di valorizzazione delle differenze umane contrapposti ai metodi repressivi e omologanti della psichiatria.

COME E PERCHE' GLI OPG VANNO SUPERATI

L'Ospedale Psichiatrico Giudiziario, pesante cono d'ombra della giustizia italiana che affonda le sue radici negli anni '30 del fascismo, è oggi oggetto di ridiscussione. Le riforme carcerarie del '75-'86 e quelle psichiatriche del '65-'78 hanno prodotto solo un cambiamento di definizione: il Manicomio Criminale si tramuta in Ospedale Psichiatrico Giudiziario. In tutti questi anni, mentre l'OPG è rimasto cristallizzato nella sua forma fascista, con la legge 180 gli Ospedali Psichiatrici vengono lentamente smantellati e sostituiti da una serie di istituzioni (ospedali, case famiglia, comunità, ecc) ed il ricovero coatto viene regolamentato e ridefinito come Trattamento Sanitario Obbligatorio in reparto psichiatrico. Allo stesso modo le carceri vengono formalmente coinvolte in un processo di apertura, che paradossalmente conduce ad un allargamento della popolazione carceraria tramite un più ampio e capillare sistema di controllo esterno al carcere. Con la legge Gozzini le carceri si aprono alla società e si instaurano una serie di misure alternative all'internamento. L'individualizzazione della pena, voluta dalla Gozzini, ha fatto sviluppare nell'ambito carcerario ipotesi sul soggetto criminale sempre più somiglianti alle pratiche psichiatriche sui “malati di mente”; infatti i percorsi rieducativi si confondono con quelli terapeutici e gli psicofarmaci si diffondono massicciamente anche in carcere. Negli anni '70 '80 una rivoluzione culturale antisegregazionista si afferma sul piano legislativo, ma nella realtà rimangono inalterati il pregiudizio di pericolosità sociale del malato mentale e lo stigma del recluso. Se nel tempo l'attenzione politica e legislativa si è spostata dalla malattia al malato, dalla pericolosità al disagio, e dalla punizione alla rieducazione, nella società i corpi degli psichiatrizzati e dei carcerati sono rimasti comunque esclusi e imprigionati. Una nuova tecnologia del controllo sociale si diffonde: l'industria farmacologica sforna prodotti capaci, in alcuni casi, di sostituire le camicie di forza, i letti di contenzione e le sbarre. Negli ultimi anni si è ricominciato a parlare di OPG e, nel tentativo di risolvere l' ormai scottante questione, sono state presentate due proposte di riforma degli OPG. Nella proposta di legge delle regioni Toscana ed Emilia Romagna la figura giuridica della non imputabilità è mantenuta, anche se con alcune modifiche, come l'abolizione della seminfermità; si conservano il concetto di pericolosità sociale e l'applicazione di misure di sicurezza nei confronti di chi è ritenuto non imputabile; le misure di sicurezza previste sono: assegnazione ad un istituto in cui si garantiscano trattamento psichiatrico e custodia ( per reati con pena massima non inferiore a 10 anni), e affidamento al Servizio Sociale (per reati con pena massima inferiore a 10 anni), che potrà essere tramutata nella prima qualora non dovesse risultare adeguata al caso. Tale proposta con la misura di affidamento ai servizi sociali costituisce un passo in avanti nella riduzione delle misure reclusive totalizzanti, ma, mantenendo inalterato il concetto di pericolosità sociale, non cambia l'essenza della modalità di risoluzione della questione. Nonostante sia previsto un maggiore contatto dell'individuo con la società, l'isolamento rimane all'interno dell'individuo attraverso trattamenti psicofarmacologici debilitanti che conducono a fenomeni di cronicizzazione. Cambieranno i luogo di reclusione, in strutture meno fatiscenti e più specializzate, ma allo stesso tempo ci sarà una gestione affidata al privato sociale, andando così incontro a fenomeni di allungamento della degenza per mantenere i finanziamenti, con una presa in carico vitalizia ad opera dei servizi psichiatrici. L'altra proposta, quella dell'onorevole Corleone, parte da una sostanziale novità nell'approccio alla questione: l'istituto della non imputabilità è abolito; al “malato di mente” autore di reato è riconosciuta la capacità di intendere e di volere e quindi la sua imputabilità e possibilità di essere soggetto alle pene previste dal codice penale per il tipo di reato commesso. L'opg viene quindi abolito, ma solo per creare all'interno del carcere strutture adeguate alla cura dei disturbi mentali, reparti psichiatrici interni all'istituto penitenziario, così da aumentare il ruolo della psichiatria in carcere senza modificare la situazione attuale. Queste proposte non soddisfano l'idea di un superamento di un sistema aberrante e coercitivo, infatti permangono misure di contenzione svilenti per l'individuo e trattamenti farmacologici troppo debilitanti e depersonalizzanti per poter essere definiti positivi per la persona. Uno concreto percorso di superamento delle istituzioni totali passa necessariamente da uno sviluppo di una cultura non segregazionista, largamente diffusa, capace di praticare principi di libertà di solidarietà e di valorizzazione delle differenze umane contrapposti ai metodi repressivi e omologanti della psichiatria.

Collettivo Antipsichiatrico "Antonin Artaud" Pisa - 2007 antipsichiatriapisa@inventati.org