A Pisa è nato il collettivo antipsichiatrico Antonin Artaud contro gli usi ed abusi della psichiatria.
Nessuno di noi è psichiatra, psicologo o uno "specialista " della mente ma siamo tutte persone
interessate a contrastare gli effetti nefasti che questa scienza del controllo produce sull'intero corpo sociale.
Ci sembra necessario mettere in discussione le pratiche di esclusione e segregazione indirizzate
a tutti quelli che non accettano il sistema di valori imposto dalla società.
E' arrivato il momento di rompere il silenzio che permette il brutale perpetuarsi di tutte le
pratiche psichiatriche e di smascherare l'interesse economico che si cela dietro
l'invenzione di nuove malattie per promuovere la vendita di nuovi farmaci.
Ci proponiamo di fornire:
- un aiuto legale
- informazione sui farmaci e sui loro effetti
collaterali
- denunciare le violenze e gli abusi della psichiatria

Chiunque è interessato può intervenire alle nostre assemblee che si svolgano
tutti i martedì alle 21:30 c/o lo Spazio Antagonista Newroz in via Garibaldi 72 a PISA
per info : antipsichiatriapisa@inventati.org
3357002669

attivo il nuovo sito del collettivo
www.artaudpisa.noblogs.org

venerdì 30 dicembre 2011

LINK INTERVISTA sulla STORIA di G.B.

link ad intervista fatta su radio Onda Rossa di Roma
in merito alla situazione di G.B.


http://www.archive.org/download/111219pisaantipsichiatria/111219pisaantipsichiat...

http://www.ondarossa.info/

domenica 18 dicembre 2011

la storia di G. comunicato stampa : CHIEDI DIRITTI TI DANNO PSICHIATRIA!!


Chiedi diritti ti danno psichiatria!

G.B. è un ragazzo di 35 anni, vive a Pisa, i problemi che lo affliggono sono gli stessi che affliggono troppi ormai: anni di precariato alle spalle, poi un lavoro part-time a tempo determinato ed una causa per mobing in corso.
Su di lui grava una vecchia diagnosi psichiatrica risalente al 2006 anno in cui per la prima volta veniva ricoverato con la forza in seguito a degli attacchi di ansia seguiti alla morte del padre ed alla conseguente fine dell'attività lavorativa paterna nella quale lavorava.

Da allora inizia il suo calvario, invece di aiutarlo le istituzioni preposte gli rendono la vita ancora più difficile. I pregiudizi che diagnosi di questo tipo si portano appresso rendono ancora più difficile, quasi impossibile, trovare lavoro, ma G. essendo in grande difficoltà accetta di farsi inserire nelle categorie protette del lavoro. Questo fatto gli permette però di lavorare solo part-time e non arriva lo stesso a fine mese, dovendo pagare minimo 300 euro di affitto. A questo punto G. fa richiesta di alloggio popolare e si rivolge ai sevizi di assistenza sociale per avere un sostegno. La soluzione che gli viene fornita è il ricovero in una struttura residenziale psichiatrica e la nomina di un amministratore di sostegno. Una soluzione questa che avrebbe comportato lo sradicamento dalla sua vita sociale, l’imposizione di ritmi di vita controllati dalla struttura e l’amministrazione da parte di una terza persona del suo denaro, in poche parole la perdita di ogni autonomia e dignità. Per non vedersi costretto ad accettare la proposta indecente dei servizi sociale G. decide di occupare un appartamento abbandonato dove nel frattempo stabilirsi in attesa di un alloggio popolare; questo avveniva circa tre-quattro mesi fa.

Come se non bastasse a tutti questi problemi se ne somma un altro ancora: la necessità di un’operazione chirurgica, che non può essere ulteriormente rimandata e che richiede mesi e mesi di convalescenza, una convalescenza che di certo non può essere affrontata in mezzo alla strada.

Scoraggiato, vedendosi negare il diritto alla casa, il diritto al lavoro e il diritto alla salute si è rivolto nuovamente alla psichiatria: si è ingenuamente recato al CIM, il centro territoriale di igiene mentale, per chiedere allo psichiatra che lo segue da anni che gli venisse riconosciuta la sua sanità mentale; con la speranza di potersi liberare una volta per tutte dallo stigma psichiatrico e di poter far andare la propria vita in una nuova direzione. G. non sapeva che in psichiatria la guarigione non è contemplata.
Dopo il colloquio, una volta rientrato a casa, si è ritrovato circondato da un folto drappello di persone che gli intimavano di dover andare con loro in psichiatria. Al nostro arrivo abbiamo trovato quattro poliziotti municipali, otto vigili del fuoco, due operatori della croce rossa, due funzionari dell'ASL e lo psichiatra che ha ordinato il TSO. Questi ultimi, rimasti tutto il tempo in disparte, inizialmente non avevano ancora l'ordinanza che permetteva loro di privare della libertà a G. e quindi c'è stato il tempo di fare una mediazione e di spiegare ai poliziotti ed ai vigili cosa era successo prima di quel momento dato che non conoscevano G. e non sapevano assolutamente niente di lui . Una volta arrivata l'ordinanza, quando i vigili stavano per sfondare la porta, abbiamo convinto Gianluca a scendere e mostrare ai presenti che era tranquillo e che la sua agitazione era dovuta non ad un delirio ma al fatto che era andato gentilmente a chiedere diritti e gli è stato imposto un TSO. Il suo errore è stato quello di aver riferito allo psichiatra di sentirsi bene e di non prendere più i farmaci da almeno due anni. La mediazione che ha convinto G. a uscire di casa consisteva nell'impegno di poliziotti e vigili a non mettergli per nessun motivo le mani addosso, cosa che G. temeva, e che sarebbe andato autonomamente con la macchina di un amico all'ospedale S. Chiara di Pisa.
Tutto questo per scongiurare il TSO, convinto di poter ancora spiegare la sua situazione e non essere medicalizzato; ma così non è stato.
Il trattamento sanitario obbligatorio che costringe la persona a rimanere in ospedale e ad essere curate con psicofarmaci anche contro la propria volontà viene usato per medicalizzare e trattare come malate le persone che vivono un disaggio, qualunque esso sia, anche quando la causa di questo è chiaro a tutti e riguarda il lavoro e la casa. Si può concludere dicendo che il TSO spacciato come superamento dell'internamento in manicomio è solo propaganda e l'apparato di garanzie e di tutele messe in campo dalla legge 180 sono di fatto puramente teoriche e di facciata. Il sindaco che dovrebbe essere il primo garante contro gli abusi si limita a ratificare le richieste di TSO operate dagli psichiatri del CIM ed il giudice tutelare che dovrebbe sorvegliare si limita a verificarne la correttezza formale del procedimento, senza tenere conto della dinamica reale dei fatti.

Come collettivo antipsichiatrico, che da anni contrasta gli abusi e le pratiche psichiatriche, denunciamo il trattamento sanitario obbligatorio subito da G.B. come un atto ingiustificato, spropositato e dannoso, come un vero e proprio abuso di potere che ha lo scopo di cambiare discorso, di spostare l'attenzione dai motivi reali del disaggio di G., casa e lavoro, e ridurli a scompensi celebrali per rilevare i quali non esistono analisi da laboratorio, ma solo ed esclusivamente il giudizio di uno psichiatra.
>
Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud – Pisa
antipsichiatriapisa@inventati.org
www.artaudpisa.noblogs.org 335 7002669n>

giovedì 8 dicembre 2011

INIZIATIVA ANTIPSICHIATRICA al Teatro Officina Refugio di LIVORNO

DOMENICA 11 DICEMBRE 2011
c/o il TEATRO OFFICINA REFUGIO
scali del refugio LIVORNO

dalle 18:30
NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE

MOSTRA di scritti e foto sulle istituzioni totali
(CARCERI-CIE-OPG-PSICHIATRIA) e le vittime di Stato


PRESENTAZIONE MOSTRA a cura del
COLLETTIVO ANTIPSICHIATRICO ANTONIN ARTAUD -Pisa

a seguire

INVENTORI DI MALATTIE
documentario sulle speculazioni farmaceutiche
a cura di I.Cambi, N.Dentico, F.Nava

martedì 29 novembre 2011

articolo on line su incontro antipsichiatrico in 2 scuole superiori fiorentine

http://www.stamptoscana.it/lista-articoli/societa

Psichiatria; il collettivo antipsichiatrico Antonin Artaud
interviene al dibattito al forum del Machiavelli-Capponi
(2 scuole superiori di Firenze)

Il Collettivo antipsichiatrico Antonin Artaud di Pisa solleva un dibattito serrato sulla funzione della psichiatria: storie raccolte dai volontari sul campo, informazioni e tipologia dei farmaci utilizzati. Toccato anche il nodo dell'uso, tuttora vigente, dell'elettroshock

Psichiatria, dibattito al forum del Machiavelli-Capponi Firenze - Un dibattito sulla psichiatria, sul suo significato, evoluzione, sulla sua stessa ragion d’essere si è tenuto mercoledì 23 e sabato 26 novembre al liceo classico Machiavelli e al liceo linguistico Capponi nell’ambito dei 4 giorni di Forum organizzato dagli studenti.
Il collettivo antipsichiatrico di Pisa Antonin Artaud, associazione che da anni si batte contro la visione di una psichiatria ridotta a controllo sociale e mezzo di contenzione piuttosto che di cura, ha esposto brevemente le motivazioni che hanno indotto i suoi componenti a lavorare in team, delienando i due campi di azione su cui incentrano la loro attività: ascolto e difesa delle persone psichiatrizzate che si rivolgono all’associazione per chiedere aiuto, e ricerca e informazione sui farmaci utilizzati in psichiatria.
Infine il dibattito si è fatto serrato, in particolare quando sono state raccontate storie vissute sul campo dai volontari. In discussione, molti pregiudizi legati alle patologie mentali, alle istituzioni preposte a curarle (diffuso ad esempio il pregiudizio che chi viene “psichiatrizzato” sia ormai al di fuori di qualsiasi aiuto sociale, come se perdesse una parte di umanità). Da rilevare anche la spiccata paura e il disagio che solleva la malattia psichiatrica nella cosidetta “normalità”.
Un confronto proficuo anche a detta dei volontari, che hanno corretto alcune lacune informative circa il mondo della psichiatria. Come la pratica dell’elettroshock, da molti erroneamente ritenuta obsoleta e caduta in disuso, mentre viene ancora utilizzata nelle strutture “con finalità – ricordano i volontari – sostanzialmente punitive e legate a un business preciso che ne sostiene l’uso”.
stefania valbonesi

mercoledì 16 novembre 2011

FIRENZE: STORIE DI SFRATTI E VIOLENZE IMPUNITE

sotto il link ad intervista fatta al collettivo antipsichiatrico antonin artaud
sulla storia della Malika e sulla battaglia del collettivo antipsichiatrico

http://amisnet.org/agenzia/2011/11/09/firenze-storie-di-sfratti-e-violenze-impunite/

Firenze: storie di sfratti e violenze impunite

Nella giornata di mercoledì 12 ottobre abbiamo appreso dai legali di Malika Yacout che il medico legale
e l'ufficiale Giudiziario imputati di "violenza privata" e "lesioni personali in concorso di reato" NON SONO STATI RINVIATI A GIUDIZIO, questa è la decisione del Giudice dell'Udienza Preliminare, quindi il caso è chiuso,
e il procedimento archiviato.

Non è successo niente!!

Solo oggi dopo 6 anni, Malika ha ottenuto la dichiarazione di Ballerini
(psichiatra, all'epoca primario di S:M:Nuova, ma che non era presente al momento del TSO) il quale afferma che Malika non è e non era affetta da nessuna patologia psichiatrica.
Dichiarazione fondamentale che nessun giudice e nessun avvocato ha mai preso in considerazione.

Insieme a Malika e al suo avvocato è stato deciso di fare ricorso in appello per riaprire il caso e, qualora si chiudessero tutti i gradi di giudizio, faremo anche ricorso alla corte di giustizia europea.

Intanto in questi giorni è stato informato il consolato del Marocco, che avrebbe il dovere di prendere posizione.

le donne del Movimento di Lotta per la Casa e il collettivo antipsichiatrico Antonin Artaud continueranno la comune battaglia per richiedere VERITA' E GIUSTIZIA sul quel terrificante episodio.

Le donne del movimento di lotta per la Casa di Firenze
Il collettivo antipsichiatrico Antonin Artaud di Pisa

lunedì 31 ottobre 2011

LA STORIA DI MALIKA: NOI NON ARCHIVIAMO!!

vi chiediamo di diffondere la notizia il più possibile...

LA STORIA DI MALIKA: NOI NON ARCHIVIAMO!!

- sabato 12 novembre presidio 10.30 Piazza San Firenze
- a seguire conferenza stampa alle ore 11.30.

NON E' SUCCESSO NIENTE...

Nella giornata di mercoledì 12 ottobre abbiamo appreso dai legali di Malika Yacout che il medico legale e l'ufficiale Giudiziario imputati di "violenza privata" e "lesioni personali in concorso di reato" NON SONO STATI RINVIATI A GIUDIZIO, questa è la decisione del Giudice dell'Udienza Preliminare, quindi il caso è chiuso, e il procedimento archiviato...
Non è successo niente...
Il giorno dello sfratto il 3 dicembre del 2004, Malika (cittadina italiana e marocchina) era in avanzato stato di gravidanza (al sesto mese), viene bloccata, strattonata e gettata per terra da cinque uomini, e mentre la tengono ferma, le vengono praticate due iniezioni pesantissime per sedarla, si saprà, diversi giorni dopo, che i farmaci in questione sono due neurolettici, Largactil e Farganese. Questi farmaci possono avere, come sottolineato anche dall'Organizzazione Mondiale della Sanità effetti dannosi sul feto in qualsiasi periodo della gravidanza.
La donna viene accompagnata al reparto di Psichiatria di S.M.NUOVA con un TSO, mai convalidato da nessuno...eppure il Trattamento Sanitario Obbligatorio le è stato APPLICATO...
Oltre al danno la beffa! Infatti questa settimana Malika ha avuto, dopo 6 anni, la dichiarazione di Ballerini (psichiatra, all'epoca primario di S:M:Nuova, ma che non era presente al momento del TSO) che Malika non è e non era affetta da nessuna patologia psichiatrica. Dichiarazione fondamentale che nessun giudice e nessun avvocato ha mai preso in considerazione.
Insomma, una serie di abusi che vanno dal sequestro di Persona alle minacce, dalla violenza privata all'abuso d'ufficio, alle lesioni (quelle provocate alla figlia che oggi ha 6 anni) ma secondo il Giudice non è successo niente.
Insieme a Malika e al suo avvocato è stato deciso di fare ricorso in appello per riaprire il caso e, qualora si chiudessero tutti i gradi di giudizio, faremo anche ricorso alla corte di giustizia europea.
Intanto in questi giorni è stato informato il consolato del Marocco, che avrebbe il dovere di prendere posizione.
le donne del Movimento di Lotta per la Casa e il collettivo antipsichiatrico Antonin Artaud continueranno la comune battaglia per richiedere VERITA' E GIUSTIZIA sul quel BARBARO episodio.


Le donne del movimento di lotta per la Casa di Firenze
Il collettivo antipsichiatrico Antonin Artaud di Pi
sa

venerdì 28 ottobre 2011

domani sab 29/10 al csa next emerson di firenze: presentazione di "il carcere manicomio""

sabato 29 ottobre al
CSA nEXt EMERSON
in via bellagio a castello FIRENZE

ore 19 – 21: apericena
ore 21.30 presentazione del libro “Il carcere manicomio”
di Salvatore Verde
con la presenza dell'autore

Questo libro denuncia la proliferazione di nuovi luoghi dell’internamento,
indotta dal precipitare verso la forma carcere/manicomio di quel vasto panorama di istituzioni sociali nate con l’affermarsi dello stato sociale, e che avevano il compito di governare il disagio, la sofferenza, la devianza, la diversità.
Poiché si tratta di una dinamica estesa, diffusa, tendenzialmente prevalente, che dalla prigione e verso la prigione costruisce nuovi saperi e poteri di gestione della crisi sociale contemporanea, bisogna moltiplicare le vigilanze democratiche,
le azioni di tutela, le pratiche di aiuto a tutta quella umanità che è vittima, parafrasando Franco Basaglia, dei “crimini di pace”.

PER INFO:
www.csaexemerson.it
antipsichiatriapisa@inventati.org

giovedì 27 ottobre 2011

domani ven 28/11 al Refugio di livorno : Nicola Valentino e Salvatore Verde presentano due libri sul carcere

domani Venerdì 28 ottobre al Refugio di livorno :
Nicola Valentino e Salvatore Verde presentano due libri sul carcere.

ore 21,30 - teatrofficina refugio, scali del refugio,8 livorno

TEATROFFICINA REFUGIO + COLL.VO ANTIPSICHIATRICO A.ARTAUD + ZONE DEL SILENZIO
presentano

SENSIBILI ALLE FOGLIE

il racconto di un progetto editoriale indipendente

presentazione di "Ergastolo" di Nicola Valentino

presentazione de "Il Carcere Manicomio" di Salvatore Verde

saranno presenti gli autori
ingresso libero

per info:
teatrofficinarefugio@gmail.com
antipsichiatriapisa@inventati.org


lunedì 24 ottobre 2011

LIBERARSI DALLA NECESSITA' DEL CARCERE E DEI MANICOMI..

sotto il dossier "Liberarsi dalla necessità del carcere e dei manicomi" che abbiamo fatto per la presentazione del libro "il carcere manicomio" di s.verde che ci sarà a Pisa Livorno e Firenze il 27-28-29 ottobre.

Il numero delle persone recluse nelle carceri del nostro Paese al 31
dicembre 2010 era 67.971, al 31 maggio scorso 67.174. Questa lieve flessione, tuttavia, è ancor meno incoraggiante di quanto si potrebbe pensare: nel periodo tra una rilevazione e l’altra, infatti, circa 1.500 persone sono uscite dal carcere, per scontare l’ultimo anno di pena a domicilio, grazie alla Legge n. 199/2010, meglio nota come “legge sfolla-carceri” .

Se poi andiamo a vedere la capienza regolamentare delle nostre prigioni (ossia il numero massimo di soggetti che è possibile “ospitare” in una struttura senza violare gli «standard minimi fissati dalle normative internazionali in tema di rispetto dei diritti umani per le persone recluse»), il dato relativo al numero di detenuti effettivamente presenti nelle carceri risulta ancora più sconcertante: la capienza regolamentare era, infatti, pari a 44.073 persone/posti letto nel 2010 e attualmente è pari a 45.551.

Nel nostro Paese, sono sempre più numerose le persone private della libertà, l’intero “sistema di reclusione”, ossia il «complesso di quei luoghi, istituzionalmente normati, che coattivamente ospitano una certa quota della popolazione presente in un dato momento nel nostro territorio»; è un sistema che comprende non solo le prigioni (rimaste a quota 206, come nel 2010) e gli istituti penali minorili (più di 40, per un totale di 426 ragazzi “ospitati” al 23 marzo 2011), ma anche i centri di detenzione per immigrati C.I.E. (che nel 2010 ammontavano 78) e gli OPG.

Gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari sono i manicomi criminali di una volta che a distanza di trent’anni dalla riforma che porta il nome della legge Basaglia non hanno ancora chiuso i battenti. Gli internati sono 1535 (1433 uomini e 102 donne) nei sei ospedali psichiatrici giudiziari italiani (Aversa, Montelupo fiorentino, Napoli Sant’Eframo, Reggio Emilia, Castiglion delle Stiviere e Barcellona Pozzo di Gotto). Gli opg sono inutili luoghi di soprusi, isolamento prolungato, condizioni igieniche indecenti, di contenzione abituale e di trattamenti totalmente lesivi della dignità umana.

In questi luoghi vige l'incertezza della pena e non esiste proporzionalità della pena rispetto al reato. In queste strutture vengono internate persone che, dopo aver commesso un reato, vengono dichiarate tramite una perizia totalmente o parzialmente incapaci di intendere o volere ma che a causa di una presunta pericolosità sociale (definita in riferimento alla norma vigente che risale al codice Rocco del 1930, nostra pesante eredità fascista) vengono ugualmente rinchiuse e allontanate dalla società.

Per le persone prosciolte per totale incapacità mentale l’ OPG si presenta nella sua dimensione peggiore, l’ergastolo bianco: l’internamento viene stabilito dal giudice di due, cinque o 10 anni ma la durata effettiva del provvedimento è ad assoluta discrezionalità del magistrato, che può prorogarlo all'infinito ogni due,cinque o dieci anni.

Questi luoghi rappresentano l'apice di un sistema repressivo di classe, vista anche la chiara connotazione sociale degli “ospiti” di queste strutture, di certo non riservate ai rappresentanti delle classi dominanti, ai criminali di guerra che gestiscono il potere e ai responsabili dei misfatti finanziari o della crisi che pesa sulla vita della popolazione.

La risposta alla grave situazione in cui versano le carceri italiane è il piano carceri del Governo Berlusconi: chiatte galleggianti, aumento del numero delle carceri e della loro capienza.

Questo piano prevede due tipi di intervento:

* - la realizzazione di padiglioni detentivi in ampliamento delle strutture esistenti;
* - la realizzazione di nuovi istituti penitenziari

Un colossale giro di affari (ricordate quello della Protezione civile spa poi finito nelle inchieste della Magistratura) pari a quasi 700 milioni di euro stando solo alle cifre ufficiali. Si tratta di somme di denaro sottratte spesso ad ogni verifica, di spese gestite in maniera clientelare e senza le normali gare di appalto necessarie negli altri settori pubblici, un piano carceri che va nella direzione di ampliare gli istituti penitenziari ed in essi la differenziazione in strutture detentive più o meno speciali, come i reparti di tortura 41bis.

Si dimentica che la detenzione, oltre a piccoli reati reiterati, è anche per lo più causata da reati legati alla detenzione e al piccolo spaccio, infatti la repressione contro le sostanze proibite ha assunto le dimensioni di una vera e propria persecuzione di massa.

Dal 1991 al 2008 più di 880.000 persone sono state sottoposte a sanzioni penali e/o amministrative per detenzione di sostanze illecite.

Mentre il carcere diventa business, il Governo smantella pezzi della sanità carceraria, riduce i già minimi spazi di socialità intramuraria, e possibilità di impiego o di studio per i detenuti e taglia i fondi destinati al reinserimento sociale e lavorativo degli ex detenuti.

La vera emergenza è la abrogazione delle leggi Bossi-Fini, Fini-Giovanardi, della Cirielli e una modifica sostanziale all'articolo 4 Bis dell'ordinamento penitenziario che detta i motivi di esclusione o di limitazione dell’ accesso ai benefici di legge.

Sono queste le leggi vergogna che ci hanno consegnato una società fatta di ingiustizie, di aumento delle morti in carcere, della permanenza degli OPG e di carceri denominati CIE.

E' questa la base di un sistema repressivo, di criminalizzazione di interi settori sociali e di esclusione dalle misure alternative alla detenzione, ingiusto oltre che totalmente illegale, estraneo ai criteri costituzionali ai quali sarebbe in teoria vincolato, ciò è ancora più evidente pensando alla triste realtà dell'ergastolo ostativo, questa pena di morte bianca che colpisce centinaia di detenuti in Italia.

Sullo sfondo vediamo una società dove le disuguaglianze e la insicurezza crescono alimentando soluzioni autoritarie che colpiscono l'intera popolazione, misure repressive e proibizioniste che limitano la vita e le libertà sociali e personali di tutti.

Dopo la manifestazione del 15 Ottobre, numerosi esponenti del panorama politico, hanno invocato nuovi leggi repressive nei confronti dei manifestanti. Una su tutte, la proposta di Di Pietro che invoca una sorta di nuova legge Reale, una legge emanata negli anni settanta che rafforzava il potere delle forze dell'ordine con ampio ricorso al fermo preventivo e alle perquisizioni. La legge Reale permise alle forze dell'ordine l’uso delle armi "per il mantenimento dell'ordine pubblico" a sua applicazione ha permesso l'arbitraria chiusura di sedi politiche, giornali, spazi pubblici di movimento. Sulla stessa linea d'onda, il ministro dell’interno Maroni che invoca l’arresto in flagranza differita, il Daspo anche per i cortei ed uno specifico reato associativo per chi viene accusato di esercitare violenza all’interno delle manifestazioni.

La risposta per sbarrare la strada ai movimenti è sempre la stessa: carcere, repressione e criminalizzazione. Per raggiungere questi scopi, chi detiene il potere economico e politico necessità di un' arma supplementare: la divisione del movimento, proprio ciò che non dobbiamo loro permettere. Abroghiamo le leggi della vergogna, impediamo l'introduzione di nuove misure emergenziali, liberiamoci dalla necessità del carcere!



Collettivo antipsichiatrico A. Artaud antipsichiatriapisa@inventati.org

Zone del silenzio zonedelsilenzio@autistici.org

domenica 23 ottobre 2011

venerdì 21 ottobre 2011

presentazione del libro "il carcere manicomio" di s.verde

GIOVEDì 27 OTTOBRE 2011
c/o SPAZIO ANTAGONISTA NEWROZ
via garibaldi 72 pisa
il COLLETTIVO ANTIPSICHIATRICO ANTONIN ARTAUD
e ZONE DEL SILENZIO
presentano alle ore 20 APERICENA/BUFFET
e alle ore 21

IL CARCERE MANICOMIO
le carceri in italia tra violenza, pietà, affari e camicie di forza
di SALVATORE VERDE ed.sensibili alle foglie

saranno presenti l'autore e NICOLA VALENTINO
Direttore dell’Archivio di scritture, iscrizioni e arte irritata di Sensibili alle foglie. Svolge attività di ricerca socianalitica con particolare attenzione per le istituzioni sanitarie.


Questo libro denuncia la proliferazione di nuovi luoghi dell’internamento, indotta dal precipitare verso la forma carcere/manicomio di quel vasto panorama di istituzioni sociali nate con l’affermarsi dello stato sociale,
e che avevano il compito di governare il disagio, la sofferenza, la devianza, la diversità.


collettivo antipsichiatrico a.artaud-pisa

antipsichiatriapisa@inventati.org - www.artaudpisa.noblogs.org

giovedì 20 ottobre 2011

UN CONTRIBUTO ANTIPSICHIATRICO E ANTIPROIBIZIONISTA

CONTRIBUTO ALLA ASSEMBLEA NAZIONALE ANTIPROIBIZIONISTA
che si terrà a PISA – 22.10.2011

COLLETTIVO ANTIPSICHIATRICO ANTONIN ARTAUD

Nel Rapporto della Commissione delle Politiche sulle Droghe dell'ONU si dichiara il fallimento delle politiche proibizioniste mondiali auspicando la fine della criminalizzazione e della repressione dei consumatori e la conseguente legalizzazione delle droghe.
Secondo questo Rapporto della questione se ne deve occupare la medicina e non i tribunali e le polizie. E' necessario riservare ai consumatori di droghe adeguate cure mediche e non la reclusione. La repressione non ha fatto diminuire i consumi, nè la diffusione delle droghe, con il conseguente incremento dei fenomeni di abuso e di dipendenza oltre che dei volumi del mercato nero. I miliardi spesi per la War on Drug hanno contribuito ad aumentare i danni correlati alle droghe in termini sia economici che di sofferenza umana.
Il Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud non può che accogliere positivamente la notizia che un'Istituzione Sovranazionale di questo livello affermi in questi termini il fallimento del proibizionismo e ne chieda il superamento, ma allo stesso tempo guarda con seria preoccupazione il suo rivolgersi agli apparati medici.
Questa preoccupazione deriva non da un pregiudizio antimedico, ma da un'attenta osservazione e ricerca con la quale il Collettivo si confronta da diversi anni. Cercheremo in questa sede di narrare brevemente l'esperienza di un gruppo antipsichiatrico geograficamente e storicamente determinato, con l'obbiettivo esplicito di contaminare positivamente tutti i movimenti sociali che lottano per i diritti fondamentali degli esseri umani.
La genesi di questo cammino particolare sta nella costituzione di un momento di discussione e di confronto sul tema della Psichiatrica avvenuto nel 2000 nei locali dell'università di Pisa, che condusse ad una prima iniziativa di dibattito dal titolo “Drugs: farmaci&droghe” con la partecipazione dei membri del Telefono Viola di Milano, della Comunità degli Elfi di Pistoia e della Società Italiana per lo Studio degli Stati di Coscienza. Questo incontro fondamentale portò all'inserimento nel manifesto della prima edizione di Canapisa del 2001 del NO al TSO e all'Elettroshock. Non è del tutto casuale che proprio a Pisa si facessero certi discorsi visto che ha sede in questa città la più importante scuola psichiatrica di matrice organicista e lombrosiana che pratica l'elettroshock e sostiene l'origine genetica dei disturbi mentali; questo specifico filone di pensiero psichiatrico è intimamente legato alle multinazionali del farmaco statunitensi e ne diffonde ampiamente i suoi ritrovati.
Nel 2001 nasceva quindi un discorso che valicò i confini dell'antiproibizionismo, dando vita ad laboratorio antipsichiatrico che nel 2005 prende il nome di Antonin Artaud, attore, poeta, scrittore, pittore, in due parole artista poliedrico francese morto negli anni quaranta dopo anni di segregazione manicomiale e di molteplici applicazioni di elettroshock.

Le fonti per questa ricerca oltre ad essere state quelle classiche, come la letteratura, la storia, i giornali, le leggi del parlamento, ecc.., sono state i partecipanti stessi al collettivo con i loro vissuti ed esperienze insieme a tutte quelle persone che ci hanno narrato la loro storia all'interno della psichiatria come utenti o come lavoratori a vario livello in questa istituzione.

Dall'attività di ricerca sono affiorate vicende che negli anni hanno fatto luce su un quadro della psichiatria sconcertante, dalle tinte inquietanti e dalle sfumature insopportabili. Tante testimonianze mostrano come questa disciplina entrata a far parte della medicina solo nel '900, sia interessata al controllo e alla neutralizzazione delle persone e non si adoperi per la loro autonomia, sostegno e benessere. Quello che caratterizza la psichiatria contemporanea è l' uso di farmaci e ciò ha contribuito a stabilire un pericolo confine tra farmaci benefici che curano e droghe malefiche che ammalano. In questa ottica, se si viola questo confine, è legittimo l'uso della forza al fine di sostituire gli psicofarmaci alle droghe.
In Italia le politiche ultraproibizioniste hanno preso il posto ad ogni ipotesi di legalizzazione da far sembrare lontano anni luce il Rapporto della Commissione ONU, almeno sul versante della criminalizzazione e della repressione. Mentre sul versante della medicalizzazione assistiamo già da tempo ad un espandersi del numero dei consumatori di droghe che vengono psichiatrizzati. Se si auspica il superamento della criminalizzazione con la medicalizzazione possiamo assistere oggi alla coesistenza di questi due fenomeni. Le doppie diagnosi, per i Consumatori di sostanze stupefacenti illecite, crescono di numero insieme alle sanzioni amministrative e penali. Ma se da queste ultime esiste qualche possibilità di difesa, per le seconde questa possibilità si assottiglia e per le prime non esiste nessuno strumento reale di tutela contro eventuali abusi. Con la psichiatria abbiamo conosciuto un potere assoluto ed arbitrario, che si ammanta del discorso scientifico per giustificare il suo operato e dal quale una volta entrati dai suoi cancelli diventa impossibile uscirne, se non per casi singoli ed isolati, favorendo la cronicizzazione di particolari situazione di vita.
Nell'istituzione preposta al controllo della follia non ci sono avvocati e giudici, codici scritti a cui fare riferimento, processi che conducono all'accertamento dei fatti cercando di arrivare ad una qualche verità, esistono solo le diagnosi, provenienti da una miriade di manuali, che funzionano come sentenze di privazione della libertà personale; basta l'accordo di un medico qualunque ed un medico psichiatra del C.I.M. (Centro di Igiene Mentale) o di un SPDC ( Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura) di un qualunque Ospedale. Il coordinamento dei CIM e degli SPDC avviene nei DSM (Distretti di Salute Mentale), in questi enti la massima autorità é il giudizio medico psichiatrico. Quest'ultimo negli anni sessanta e settanta attraversò un forte periodo di crisi perchè psichiatri della stessa scuole accademica di un determinato paese non riuscivano a mettersi d'accordo sulle diagnosi e quindi sulla definizione stessa di malattia mentale, immaginate l'accordo che si poteva trovare tra psichiatri di scuole diverse od addirittura tra paesi diversi. Come lo conosciamo adesso in Italia, l'apparato psichiatrico proviene dalla riforma degli OPP (Ospedali Psichiatrici Provinciali) istituiti nel 1904 ed avvenuta tra il 1965 ed il 1978. Questa riforma fu impropriamente soprannominata legge Basaglia e venne accolta come l'abolizione dei manicomi. In sostanza tale riforma è risultata essere il superamento del vecchio sistema manicomiale di tipo asilare tramite l'affermarsi di un nuovo e più efficace modello di manicomio, che da noi è stato soprannominato manicomio diffuso. Quello che è avvenuto è stato il perfezionamento ed il potenziamento del dispositivo fondamentale di azione psichiatrica, la diagnosi, con il suo dilagare all'esterno dei manicomi, direttamente sui territori, in famiglia, a lavoro, a scuola, nella nostra stessa mente (si diffonde l'autodiagnosi e i termini psichiatrici diventano di uso comune), rendendo quindi obsolete ed inefficaci le strutture manicomiali, oltre che insopportabili agli occhi degli osservatori che ne scoprivano i raccapriccianti retroscena ( gli ultimi OPP sono stati chiusi nel 1995 dall'intervento dei carabinieri in seguito ad una inchiesta parlamentare). Il sistema manicomiale italiano nella sua evoluzione ha visto la scomparsa delle grandi strutture reclusive e la nascita e la diffusione di una miriade di piccole e medie strutture che costituiscono quell'arcipelago della contenzione non penale fatto di case famiglia, comunità e residenze protette per accogliere la vecchia e la nuova utenza manicomiale. In questo quadro storico hanno un ruolo centrale i farmaci che negli anni cinquanta vengono utilizzati con successo, tra virgolette, dagli psichiatri per il trattamento degli internati in manicomio. Da allora la loro diffusione non si è mai arrestata, rendendo l'industria farmaceutica un colosso imponente in continua espansione e consolidamento, che non conosce crisi (per fare degli esempi Solvay ha iniziato a produrre farmaci negli anni novanta e Siemens, l'anno prima della crisi mondiale dell'auto, vendeva questo suo comparto per investire in farmaceutica).
La confusione psichiatrica negli anni ottanta si attenua grazie al progetto del APA (Associazione Psichiatrica Americana) di produrre un manuale unico per gli psichiatri di tutto il mondo, il progetto prende il nome di DSM, un manuale diagnostico che tra un po' arriverà alla sua quinta edizione e che ha visto lievitare vertiginosamente il numero dei sintomi psichiatrici al susseguirsi di ogni sua edizione.



Questo è il luogo adatto per cercare risposte concrete e praticabili ad uno stato di cose che troviamo inaccettabile. Quello che da potere all'istituzione, al di là della legge e della propaganda, siamo tutti noi con le nostre azioni e credenze, nel caso delle istituzioni totali la loro forza viene anche dalle nostre omissioni ed ignoranze.
E' importante avere una visione ed un'analisi comune come punto di partenza per dar vita a pratiche efficaci in difesa dei diritti fondamentali. Quello che ci rende più deboli di fronte alle istituzioni Totali è l'isolamento e l'esclusione dei soggetti che vi si ritrovano coinvolti come utenti involontari. La ricomposizione di un tessuto di solidarietà che non lascia soli i soggetti rappresenta un fondamentale argine di difesa dagli abusi. Queste parole possono sembrare frasi fatte e di circostanza per avere facili consensi, ma quello che qui si cerca non è il consenso o un opinione favorevole, ma la collaborazione attiva, l'attivismo, l'iniziativa di sempre un maggior numero di persone che si adoperi per la tutela reale dai rischi che corre la propria stessa vista ed esistenza, consapevole del fatto che questa è intrinsecamente legata a quella degli altri che ci circondano come marinai sulla stessa barca.

Con la nostra attività abbiamo cercato in questi anni di difendere ed aiutare le persone internate od a rischio internamento, quelle che voglio smettere con i farmaci o che hanno bisogno di mediatori in famiglia, non senza insuccessi e fallimenti. Per fare una forte autocritica la nostra attività di azione diretta antipsichiatrica ha avuto solo piccoli e a volte brevi successi, il sistema istituzionale psichiatrico è un enorme essere contro il quale i singoli sono costretti a soccombere od ad adeguarsi ad esso, senza alternative. Ma questo non vale per i gruppi, i collettivi e le comunità, questi sono entità sovrumane verso cui la psichiatria ha meno potere. Per questo il nostro obiettivo è quello di creare reti sociali di discussione e di intervento che non facciano sentire sole ed abbandonate le persone che si connettono ed impediscono che un'etichetta definisca ogni aspetto della propria esistenza. Questo forse ridurrebbe i suicidi e la totale esclusione sociale che rende i soggetti proprietà delle istituzioni preposte al loro controllo.

collettivo antipsichiatrico a.artaud-pisa

- antipsichiatriapisa@inventati.org
www.artaudpisa.noblogs.org
www.artaudpisa.blogspot.com

mercoledì 19 ottobre 2011

3 incontri in Toscana per presentare "il carcere manicomio" il nuovo libro di Salvatore Verde ed. sensibili alle foglie

ZONE DEL SILENZIO E
IL COLLETTIVO ANTIPSICHIATRICO ANTONIN ARTAUD

organizzano 3 incontri in Toscana per presentare il nuovo libro di Salvatore Verde

“IL CARCERE MANICOMIO”
le carceri in Italia tra violenza,pietà affari e camicie di forza.
edizioni sensibili alle foglie

Salvatore Verde, sociologo e giudice onorario al Tribunale dei minori di Napoli, autore di “massima sicurezza”
e numerosi saggi e articoli sulle istituzioni totali.

Nicola Valentino, direttore dell'archivio di scritture, iscrizioni e arte irritata per sensibili alle foglie.
Svolge attività di ricerca socio analitica con particolare attenzione per le istituzioni sanitarie.

Questo libro denuncia la proliferazione di nuovi luoghi dell’internamento, indotta dal precipitare
verso la forma carcere/manicomio di quel vasto panorama di istituzioni sociali nate con l’affermarsi dello stato sociale,
e che avevano il compito di governare il disagio, la sofferenza, la devianza, la diversi

-Giovedì 27 ottobre con Salvatore Verde e Nicola Valentino
c/o spazio antagonista NEWROZ via garibaldi 72 PISA
ore 20 apericena ore 21 presentazione del libro

-Venerdì 28 ottobre ORE. 21 c/o il teatro officina REFUGIO scali del refugio 8 LIVORNO
in questa serata verrà presentato anche “ergastolo” di N.Valentino e il progetto editoriale sensibili alle foglie

-Sabato 28 ottobre ore 20 presentazione del libro a seguire “tango da matti”
c/o il csa NexT EMERSON via di bellagio 15 FIRENZE


per liberarsi dalla necessità del carcere e dei manicomi...DICIAMO NO alle istituzioni totali

per info: antipsichiatriapisa@inventati.org- www.artaudpisa.nopblogs.org_______________________________________________

lunedì 17 ottobre 2011

SABATINO CATAPANO: MONOLOGO PER SORDI

DOMENICA 23 OTTOBRE 2011

IL COLLETTIVO ANTIPSICHIATRICO ANTONIN ARTAUD
E IL TEATRO OFFICINA REFUGIO
presentano

SABATINO CATAPANO in

MONOLOGO PER SORDI
imparare ad ascoltare

c/o il teatro officina refugio
scali del refugio 8 LIVORNO

ORE 19 APERICENA E PRESENTAZIONE DEL "IL SOPRAVVISSUTO"

ORE 21:30 VIDEO "quando la dignità diventa follia"
la storia di Sabatino Catapano regia di A.Searle Villaroel

ORE 22 MONOLOGO PER SORDI di e con SABATINO CATAPANO (posto unico 5 euro)


per info: antipsichiatriapisa@inventati.org

martedì 11 ottobre 2011

LA STORIA DI MALIKA

Questa è la storia di una giovane donna marocchina (all'epoca dei fatti incinta di 6 mesi) che nel 2004 ha subito un TSO, durante uno sfratto, con potenti antipsicotici.
Malika, e soprattutto sua figlia che oggi ha 6 anni, stanno ancora pagando le conseguenze di quei tragici fatti; infatti la bambina soffre di una malformazione cerebrale strettamente connessa alla somministrazione di Largactil e Farganesse in gravidanza.

Sotto un articolo che spiega i fatti della vicenda,
in particolare le cose avvenute nel 2004 quando le fu fatto il TSO-sfratto;
dopo due anni è stata processata per calunnia e poi prosciolta.
Negli anni successivi c'è stato un susseguirsi di 'errori giudiziari'
volti ad archiviare il caso e una serie di tentativi di copertura
anche da parte dei servizi sanitari perfino con cartelle cliniche contraffatte.

movimento di lotta per la casa- Firenze
collettivo antipsichiatrico a.artaud- Pisa


LA STORIA DI MALIKA

Questa è la storia di una giovane donna, incinta di sei mesi, mamma di una bimba di 10 anni, di origine marocchina e cittadina italiana da quindici anni. Trovandosi in difficoltà a pagare 1200 euro di affitto al mese, si rivolge ai servizi sociali per avere un aiuto economico. L’assistente sociale, anziché proporre una soluzione abitativa, le fissa un appuntamento con lo psichiatra. Siamo a febbraio del 2004.
Intanto il tempo passa senza che la situazione cambi. Il giorno dello sfratto, fissato per il 3 dicembre, nonostante l’ufficiale giudiziario avanzi l’ipotesi di rinviare il provvedimento di un mese, l’assistente sociale insiste per una soluzione inadeguata e crudele: il ricovero coatto in psichiatria!
Quindi arriva un’ambulanza e, nonostante la donna mostri un certificato medico che le prescrive riposo per il rischio di aborto, viene bloccata in un angolo da cinque uomini, gettata sul letto e, tenuta ferma, le vengono praticate due iniezioni pesantissime per sedarla. Si saprà, diversi giorni dopo, che i farmaci in questione sono due neurolettici (antipsicotci), Largactil e Farganesse, quest’ultimo è un antistaminico che amplifica e potenzia l’effetto degli antipsicotici, con il risultato di una sedazione immediata. Questi farmaci, che provocano in genere gravi conseguenze, possono avere, come sottolineato anche dal Ministero della Salute, “effetti dannosi sul feto in qualsiasi periodo della gravidanza. E’ importante tenere sempre presente questo aspetto prima di effettuare una prescrizione in una donna in età fertile. Questi farmaci possono alterare la crescita e lo sviluppo funzionale del feto, o avere effetti tossici sui tessuti fetali”(fonte OMS).
Subito dopo, con una diagnosi di “agitazione psicomotoria dovuta allo sfratto”(oltre al danno la beffa!), la donna viene ricoverata nel reparto di psichiatria a S. M. Nuova con una proposta di T.S.O. In realtà il medico e gli infermieri dell’ambulanza, oltre a tutti i presenti, complici del violento sfratto, hanno messo in pratica un vero e proprio sequestro di persona! Non si può parlare di trattamento sanitario obbligatorio infatti perché: non c’è stata una visita psichiatrica, non é stato convalidato il T.S.O. da un secondo medico del servizio pubblico, come d’obbligo di legge, quindi mancava ovviamente anche il provvedimento del Sindaco e la conseguente notifica. Come se tutto questo non bastasse, la persona non è stata informata né su quali psicofarmaci le hanno forzatamente iniettato, né sulla struttura di ricovero.
Al risveglio, diverse ore dopo, lo psichiatra di turno in reparto non le comunica il regime di ricovero e, mentendo, dice che deve rimanere lì per sette giorni come se fosse in T.S.O., compiendo così un abuso in atti d’ufficio. Dopo tre giorni di reclusione, le conseguenze dei maltrattamenti subiti le provocano una minaccia d'aborto: passerà dodici giorni in ginecologia a Torregalli.

Purtroppo Malika subisce ancor oggi le conseguenze di quei tragici fatti, e soprattutto sua figlia, che oggi ha 6 anni, e che soffre di una malformazione cerebrale strettamente connessa (la perizia è del dott. Montinari) alla somministrazione di Largactil e Farganesse in gravidanza.

Nel 2004 fu aperto un primo procedimento per “violenza privata”, e nel 2006 un secondo procedimento per “lesioni personali in concorso di reato”.
Oggi i due procedimenti sono stati riaperti, dopo numerose richieste di archiviazione da parte del giudice, che non ha mai chiesto di approfondire i fatti, dopo innumerevoli e inspiegabili errori di notifica delle richieste di archiviazione (si tenga conto che per fare richiesta di opposizione all’archiviazione ci sono solo 10 giorni), avvocati che non hanno mai richiesto le cartelle cliniche attestanti una visita psichiatrica (che, lo ricordiamo, non è mai stata fatta a Malika prima dello sfratto/TSO), cartelle cliniche contraffatte, con date sbagliate ecc. Se non siamo un popolo di incompetenti sorge il dubbio che questo caso si voglia insabbiare.
Ci sono in gioco poteri ben più forti dei diritti di una immigrata e di sua figlia. Servizi sociali, medici, industrie del farmaco, non si sa chi difende chi, ma Malika e sua figlia sono state lasciate sole da tutti.

martedì 4 ottobre 2011

PSICHIATRIA: NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE!

saremo presenti con la mostra ”Nuoce gravemente alla salute>
mostra di scritti e foto sulle istituzioni totali (carcere-cie-opg e psichiatria) e vittime dello Stato nelle varie istituzioni

alla 5a Vetrina dell’editoria anarchica e libertaria che si terrà
a Firenze al Teatro Tenda Saschall di Via Fabrizio De Andrè dal 7 al 9 ottobre 2011

COLLETTIVO ANTIPSICHIATRICO ANTONIN ARTAUD – PISA -

domenica 18 settembre 2011

ALLA VOSTRA NORMALITA' PREFERIAMO LA FOLLIA!

SABATO 24 ALLE ORE 17:30 c/o NO WAY SQUAT TORINO


venerdì 16 settembre 2011

ALLA VOSTRA NORMALITA' PREFERIAMO LA FOLLIA!

SABATO 24 SETTEMBRE 2011

c/o NO WAY SQUAT

Via asinari di bernezzo 21/A, TORINO
(DENTRO AL PARCO DELLA TESORIERA. METRO MASSAUA)

il Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud di Pisa
presenta

ALLA VOSTRA NORMALITA' PREFERIAMO LA FOLLIA


"NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE"
MOSTRA sulla psichiatria, carcere e istituzioni totali
a cura del Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud

dalle ore 17:30
"VOCI SPEZZATE", VIDEO-RACCONTI dal labirinto psichiatrico:

- "CORTO SHOCK", a cura di Hunchbacked project: Lo sfogo di una vittima delle istituzioni totali,
un viaggio quasi onirico che si snoda attraverso i ricordi di un’esistenza trascorsa tra la tossicodipendenza
e i dispositivi psichiatrico e carcerario.

- "PIETRO", di Andrea Valente: una lucida testimonianza di una vittima dell'elettroshock.

- "NO LOCO", a cura del Collettivo antipsichiatrico Violetta Van Gogh di Firenze:
la psichiatrizzazione del disagio sociale raccontata attraverso un "cocktail" di cinema.

a seguire Riflessioni/dibattito/incontro antipsichiatrico
con il Collettivo antipsichiatrico Antonin Artaud

per INFO:
nowaysquat@inventati.org
antipsichiatriapisa@inventati.org


mercoledì 31 agosto 2011

LA MALATTIA MENTALE NON ESISTE; malati di niente-morti di psichiatria

DIBATTITO/ INCONTRO ANTIPSICHIATRICO
c/o la 5° festa anarcosindacalista USI-AIT
che si terrà il 9-10-11 settembre a
RIOTORTO (Piombino-Li)

Sabato 10 Settembre
Ore 10 : LA MALATTIA MENTALE NON ESISTE;
MALATI di NIENTE-MORTI di PSICHIATRIA.

Introduce Mariella Caressa (ex operatrice nei centri di salute mentale)
Interverranno:
-Giuseppe Galzerano- IL CASO MASTRAGIOVANNI
-Tristano Ajmone- Pres.Osservatorio Italiano SALUTE MENTALE
-Collettivo ANTIPSICHIATRICO Antonin Artaud-Pisa
-Sabatino Catapano- Esperienze di Psichiatria Giudiziaria
-Lucilla Dubbini Medico e farmacista- Psicofarmaci e Industria di Morte

mercoledì 27 luglio 2011

cerchiamo testimonianze sull’elettroshock

CERCHIAMO PERSONE CHE SONO STATE SOTTOPOSTE
A ELETTROSHOCK E CHE VOGLIANO RACCONTARE
LA PROPRIA ESPERIENZA.

Il nostro obbiettivo è quello di raccogliere una serie
di testimonianze sulle proprie esperienze in psichiatria,
con particolare interesse per chi ha subito terapie elettroconvulsive
(elettroshock)

Le interviste saranno anonime e serviranno a realizzare
un lavoro di inchiesta sui percorsi consuetudinari di
tali "terapie" e sugli abusi psicologici e fisici che molte
volte avvengono nelle pratiche psichiatriche.

Se volete raccontarci la vostra esperienza contattateci su:

www.artaudpisa.noblogs.org o al 3357002669
antipsichiatriapisa@inventati.org

collettivo antipsichiatrico Antonin Artaud-Pisa

per la settimana prossima cambio giorno assemblea

ATTENZIONE

A causa di un’iniziativa in cantiere per martedì 2 agosto (a breve maggiori info)
LA PROSSIMA ASSEMBLEA del collettivo antipsichiatrico
è ANTICIPATA A LUNEDì 01 AGOSTO,
sempre alle ORE 21.30 e sempre
c/o lo Spazio Antagonista Newroz in via Garibaldi 72 a PISA

collettivo antipsichiatrico antonin artaud

martedì 24 maggio 2011

"DONNE E PSICHIATRIA" : teatro performance, letture e riflessioni sulla psichiatrizzazione delle fasi femminili

il Collettivo Antipsichiatrico A. Artaud
sarà presente alle
GIORNATE DEL LIBERO PENSIERO
che si svolgono a RIMINI dal 21 al 28 MAGGIO 2011
c/o il Centro sociale Grottarossa

SABATO 28 MAGGIO 2011ore 21.00
"Donne e psichiatria":
Teatro performance
a seguire letture e riflessioni sulla psichiatrizzazione delle fasi femminili.

a cura del Collettivo Antipsichiatrico A. Artaud - pisa
(in collaborazione con il Collettivo Teatrale Resistente).

Evento organizzato da : Collettivo Tabula rasa, Associazione
Gattorossogattonero, Grottarossa s.p.a., Unione Sindacale Italiana, Associazione Il Nido De Cuculo,Aderiscono e interverranno: Ass. I colori del Mondo,


Per informazioni:
liberopensierorimini@gmail.com

ANTIPSICHIATRIA A CANAPISA 2011

Come collettivo antipsichiatrico contrastiamo la logica proibizionista che alimenta la medicalizzazione di massa e favorisce l'espandersi della psichiatria; motivo per cui anche quest'anno partecipiamo alla manifestazione/ street parade antiproibizionista CANAPISA che si terrà a Pisa sabato 28 maggio in piazza S.Antonio alle ore 17 portando le nostre istanze antipsichiatriche e ribadendo con forza il diritto a manifestare e ad esprimere le proprie opinioni.


PSICOFARMACI: DROGHE LEGALI OBBLIGATORIE

Oggi l’istituzione psichiatrica continua ad essere uno strumento di esclusione e controllo, ed ha enormemente ampliato il suo bacino d’utenza aumentando di anno in anno il numero delle “malattie mentali” da curare, ossia dei comportamenti “devianti” da uniformare. Tra questi rientra il consumo di sostanze psicoattive, che, se in passato era considerato un vizio, un piacere, oggi diviene sintomo di un disagio da trattare con cure psichiatriche, trasformando un problema sociale in una questione sanitaria. Grazie al decreto Fini-Giovanardi ed alle nuove proposte di legge in materia psichiatrica, si è rafforzato il legame proibizionismo-psichiatria ed i consumatori di sostanze illegali sono diventati merce per le multinazionali farmaceutiche e per l'industria del recupero e della riabilitazione sulla base di una doppia diagnosi che li vede “malati mentali” in quanto drogati e “drogati” a causa della loro malattia mentale.
Nonostante si dimostri proibizionista nei confronti di chi consuma volontariamente sostanze, la psichiatria diffonde sul mercato molecole psicoattive e somministra trattamenti farmacologici che, oltre ad essere spacciati ipocritamente come “terapeutici”, sono spesso introdotti coercitivamente nel corpo!
Gli psicofarmaci, oltre ad agire solo sui sintomi e non sulle cause della sofferenza della persona, alterano il metabolismo e le percezioni, rallentano i percorsi cognitivi e ideativi contrastando la possibilità di fare scelte autonome, generano fenomeni di dipendenza ed assuefazione del tutto pari, se non superiori, a quelli delle sostanze illegali classificate come droghe pesanti, dalle quali si distinguono non per le loro proprietà chimiche o effetti ma per il fatto di essere prescritti da un medico e commercializzate in farmacia.
Siamo contro l'obbligo di cura, infatti non siamo a priori contro l'utilizzo di psicofarmaci ma pensiamo che spetti all' individuo deciderne in libertà e consapevolezza l'assunzione. Sentiamo pertanto l'esigenza di contrastare ancora una volta il perpetuarsi di tutte le pratiche psichiatriche e di smascherare l’interesse economico che si cela dietro l’invenzione di nuove malattie per promuovere la vendita di nuovi farmaci. Il fine contenitivo di tali sostanze è evidente: la distribuzione di psicofarmaci è oramai prassi diffusa anche all'interno di altre istituzioni totali. Nei CIE (centri identificazione ed espulsione) gli psicofarmaci vengono spesso somministrati sia nascosti negli alimenti che forzatamente. E' emblematica la storia, avvenuta ad inizio maggio 2011, di un detenuto (nel CIE di Bologna) a cui sono stati dati 40 mg (800 gocce) di Tavor, (un fortissimo ansiolitico comunemente utilizzato per trattare l’ansia e l’insonnia). Considerato che la dose consigliata dal produttore oscilla tra gli 1 e i 4 milligrammi, risulta chiaro che una somministrazione di 40 milligrammi non rientri in un approccio terapeutico ma sia bensì finalizzata alla contenzione chimica; usata al fine di convincere il detenuto a prendere un aereo che l'avrebbe rimpatriato. Le carceri italiane favoreggiano l'uso diffuso, abituale (tre volte al giorno) ed indiscriminato di sedativi, soprattutto benzodiazepine, per tenere a bada attraverso le cure psichiatriche i detenuti, che, pur non facendo uso di stupefacenti , vengono così indirizzati verso la psicofamacologia. Invece di avere come fine primario la salute dei detenuti, i medici diffondono l'uso di psicofarmaci, che permette di controllare chimicamente l'umore, di lenire l'ansia della carcerazione. L'istituzione carceraria si serve della psichiatria per stemperare il conflitto, e garantirsi così un più semplice controllo della massa dei detenuti, costretti a subire gravi situazioni di degrado e sovraffollamento.

Collettivo antipsichiatrico Antonin Artaud- Pisa
antipsichiatriapisa@inventati.org / www.artaudpisa.noblogs.org

giovedì 12 maggio 2011

21 maggio VOCI SPEZZATE al REFUGIO di LIVORNO

IL TEATRO OFFICINA REFUGIO
Il COLLETTIVO ANTIPSICHIATRICO ANTONIN ARTAUD
presentano

SABATO 21 MAGGIO 2011
c/o teatro officina REFUGIO
scali del refugio 8 LIVORNO

ore 20 aperitivo buffet e
musica LIVE djset breakbeat
con WANAGANA BEAT

ore 21:30
VOCI SPEZZATE
video racconti dal labirinto psichiatrico

CORTO SHOCK a cura di Hunchbacked project
Lo sfogo di una vittima delle istituzioni totali, un viaggio quasi onirico che si snoda attraverso i ricordi di un’esistenza trascorsa tra la tossicodipendenza e i dispositivi psichiatrico e carcerario.

PIETRO di Andrea Valente
una lucida testimonianza di una vittima dell'elettroshock.

NO LOCO a cura del collettivo antipsichiatrico violetta van gogh-firenze
la psichiatrizzazione del disagio sociale raccontata attraverso un "cocktail" di cinema.

a seguire altri video antipsichiatrici...

per info: antipsichiatriapisa@inventati.org

domenica 24 aprile 2011

IN PIAZZA PER RICORDARE FRANCO SERANTINI

7 MAGGIO 2011

IN PIAZZA PER RICORDARE FRANCO SERANTINI:
UNA GIORNATA DI MEMORIA, ANTIFASCISMO,
CULTURA, AMBIENTE E SOCIALITA'.

«NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE»
esposizione sulla psichiatria, carcere e istituzioni totali
a cura del collettivo antipsichiatrico A. Artaud e Zone del silenzio

a seguire musica con i
SAMBALORDI
gruppo percussioni afro-brasiliane

a partire dalle 13 fino alle 17
in Piazza Serantini (Piazza S. Silvestro)
con corteo fino a P.zza S. Caterina


Circolo Culturale Biblioteca F. Serantini, Associazione amici della
Biblioteca F. Serantini ONLUS, Progetto Rebeldia, Collettivo
antipsichiatrico A. Artaud, Associazione Aut Aut, Tijuana project,
Sinistra ecologia e libertà Federazione di Pisa, Zone del silenzio,
Newroz, Gruppo anarchico Kronstadt, Rifondazione comunista
Pisa, Circolo Agorà, Lega Ambiente di Pisa.
in collaborazione con la festa del Distretto di economia solidale
Alt(r)o Tirreno.

7 maggio 1972-2011

giovedì 7 aprile 2011

VOCI SPEZZATE video racconti dal labirinto psichiatrico


L'ASSOCIAZIONE CULTURALE IMAGO
Il COLLETTIVO ANTIPSICHIATRICO ANTONIN ARTAUD
presentano

GIOVEDI' 14 APRILE 2011
c/o associazione culturale IMAGO
in via Bovio 10 Pisa
ore 21:30

VOCI SPEZZATE
video racconti dal labirinto psichiatrico

CORTO SHOCK a cura di Hunchbacked project
Lo sfogo di una vittima delle istituzioni totali, un viaggio quasi onirico che si snoda attraverso i ricordi di un’esistenza trascorsa tra la tossicodipendenza e i dispositivi psichiatrico e carcerario.

PIETRO di Andrea Valente
una lucida testimonianza di una vittima dell'elettroshock.

a seguire altri video antipsichiatrici...

per info: antipsichiatriapisa@inventati.org

domenica 20 marzo 2011

BASTA MORTI INVISIBILI E TORTURE: CHIUDIAMO SUBITO GLI OPG!!

a proposito degli internati nell' OPG e di quello che è successo nei giorni scorsi..
Trent'anni dopo la riforma che porta il nome di Franco Basaglia, non tutti i manicomi hanno chiuso i battenti. Vengono chiamati ospedali psichiatrici giudiziari ma sono i manicomi criminali di una volta. Per l’esattezza gli internati sono 1535 (1433 uomini e 102 donne) nei sei ospedali psichiatrici giudiziari italiani (Aversa, Montelupo fiorentino, Napoli Sant’Eframo, Reggio Emilia, Castiglion delle Stiviere e Barcellona Pozzo di Gotto).
Martedì 8 marzo un ragazzo di 29 anni G.D., di origini genovesi, viene ritrovato morto nella sua cella dell’ospedale psichiatrico di Montelupo fiorentino. Il giovane era arrivato nella struttura nell’ottobre del 2010. Il cadavere è stato trovato nel bagno della cella, a scoprirlo sono stati gli agenti. Accanto all’uomo, che era stato internato a causa di episodi di aggressioni in famiglia, è stata trovata una bomboletta di gas in dotazione ai detenuti. Sul caso è stato aperto un fascicolo da parte della Procura della Repubblica di Firenze. La salma è stata trasferita al reparto di medicina legale di Careggi per essere sottoposta ad autopsia.
Negli opg avvengono anche atti di violenza sessuale. È di giovedì 10 marzo la notizia che due agenti di polizia penitenziaria dell’Ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa sono stati arrestati con l’accusa di avere costretto in più occasioni un giovane transessuale, internato nella struttura, ad avere rapporti sessuali. Sempre ad Aversa, dopo che si sono verificate 14 morti in 14 anni, 14 persone sono state iscritte nel registro degli indagati per omicidio colposo, tra cui parte del personale in servizio in reparto: medici, psichiatri e i dirigenti della struttura. Questi episodi vanno contestualizzati in uno scenario più ampio di abusi, violenze e di condizioni detentive inumane e degradanti che emergono anche dal rapporto del Comitato per la prevenzione della tortura, organismo del consiglio di Europa, che si è recato in visita ispettiva negli opg italiani.
Gli opg sono inutili luoghi di soprusi, isolamento prolungato, condizioni igieniche indecenti, di contenzione abituale e di trattamenti totalmente lesivi della dignità umana.
L'opg è un limbo, un luogo di totale non diritto. In questi luoghi vige l'incertezza della pena e  non esiste  proporzionalità della pena rispetto al reato. In queste strutture vengono internate persone che, dopo aver commesso un reato, vengono dichiarate tramite una perizia totalmente o parzialmente incapaci di intendere o volere ma che a causa di una presunta pericolosità sociale (definita in riferimento alla norma vigente che risale al codice Rocco del 1930, nostra pesante eredità fascista) vengono ugualmente rinchiuse e allontanate dalla società.
Per le persone prosciolte per totale incapacità mentale l’opg si presenta nella sua dimensione peggiore, l’ergastolo bianco: l’internamento viene stabilito dal giudice di due, cinque o 10 anni ma la durata effettiva del provvedimento è ad assoluta discrezionalità del magistrato, che può prorogarlo all'infinito ogni due,cinque o dieci anni; con questo meccanismo alcune persone hanno scontato più di trentacinque anni di reclusione e si perde il conto di quanti sono morti avendo scontato molti anni in più della reale pena correlata al reato commesso. Diverso è il caso della seminfermità mentale: la capacità di intendere e di volere, per quanto ridotta, sussiste. La persona perciò è imputabile e viene sottoposta al processo. In caso di condanna vi sarà la diminuzione di un terzo della pena. Se riconosciuta anche socialmente pericolosa la persona verrà inviata in opg, dopo aver scontato la pena detentiva in carcere, senza sapere quanto dovrà restarci.
In opg possono anche  finire  individui che  vengono  trasferiti dal carcere conseguentemente ad una misura disciplinare e  per un tempo indefinito (il tempo che un detenuto passa in opg non gli viene conteggiato come pena effettivamente scontata e quando verrà ritrasferito in carcere dovrà scontare anche il periodo non conteggiatogli).
In questi manicomi le persone continuano  a morire così come nelle carceri vere e proprie.
Nei primi due mesi del 2011 sono morte 12 persone tra carcere e opg, di cui sei sono “morti da bomboletta”. Le bombolette del gas vengono date in dotazione dal carcere ai detenuti per poter cucinare.  La cucina rappresenta  l'unico strumento che la persona ristretta ha a disposizione per svolgere un'attività in autonomia, per costruire e vivere piccoli  momenti di socialità e condivisione con altri detenuti. Le bombolette vengono anche utilizzate da alcuni come meccanismo di “evasione” per non pensare, in quanto la loro inalazione provoca stordimento simile a quello indotto da assunzione di droghe leggere o di psicofarmaci. La concessione  massiccia di psicofarmaci è fortemente appoggiata dall'amministrazione carceraria in un’ottica contenitiva in quanto detenuti chimicamente sedati sono sicuramente più gestibili, meno indotti a creare problemi e più propensi a sopportare l'alienazione della carcerazione.
E così per le bombolette. Sta diventando pratica sempre più diffusa e strumentalmente usata dalle amministrazioni carcerarie utilizzare  le bombolette come pretesto per giustificare le morti scomode senza dover mettere in discussione il totale degrado, sovraffollamento ed incurie in cui riversano quelle discariche sociali chiamate carceri ed ospedali psichiatrici giudiziari. Con queste “morti da bomboletta” si continuerà così facilmente a giustificare la tragica e insensata fine di altri G.D., altri Ciprian Florin (morto l’8 febbraio 2011 a Genova, anche lui presumibilmente per inalazione di gas), altri Yuri Attinà (morto a Livorno il 5/1/2011), altri Jon R. (morto a Pavia per inalazione di gas l'11/2/2011).
Queste morti provocate o meno da inalazione di butano sono vere e proprie morti di Stato.
Lo Stato prende in custodia il corpo e l'anima di una persona e a questa dovrebbe
garantire l’incolumità.


Collettivo Antipsichiatrico A.Artaud -Pisa
Zone del silenzio-Pisa

giovedì 3 marzo 2011

comunicato stampa sulla sentenza per i fatti di Pistoia


Il collettivo antipsichiatrico Antonin Artaud in merito
alle ingiuste condanne di primo grado per i fatti di Pistoia ritiene importante
rinnovare la propria solidarietà a tutti gli imputati,
molti dei quali conosciamo da anni, in particolar modo
Elisabetta da tempo impegnata nel nostro collettivo.
Non abbiamo dubitato della loro estraneità fin dal momento in cui ci
giunse notizia che l’intera assemblea regionale, che si stava svolgendo
a Pistoia, era stata trattenuta una notte intera in questura con
l’accusa di aver preso parte a uno strano assalto alla vicina sede di
CasaPound.
Oggi dopo avere appreso il contenuto delle motivazioni del dispositivo di
condanna non possiamo fare a meno di esprimere tutta la nostra
indignazione.
Ci fu da subito altrettanto chiara la natura repressiva degli arresti e
dei tanti mesi di privazione della libertà inflitti agli imputati. Le
stesse motivazioni della sentenza, con cui poi si doveva render noto il
perché di questa forzatura, addirittura si fanno beffa del dolore che si
deve affrontare in condizioni di negazione della libertà.
Per gli imputati fu disposto il divieto assoluto di comunicazione e
incontro fino a processo inoltrato, proprio per questo motivo Elisabetta
non fu neanche mandata a lavoro per molto tempo e le fu persino proibito
comunicare con sua madre.
Nonostante ciò il giudice ci fa sapere che avrebbe dovuto chiamare al suo
domicilio dei professionisti del look per renderlo identico al giorno in
cui fu arrestata.
Questo spiegherebbe secondo il giudice il perché non sia stata
riconosciuta da i testimoni.
Ma in realtà non potevano averla riconosciuta per il semplice fatto che
non
c’era - come da sempre dichiarato anche da Casa Pound - visto che era
assieme a tutti gli altri a prender parte a un assemblea !!
Tutto questo è inammissibile e quasi ridicolo, ed è solo uno dei tanti
passaggi privi di logica contenuti nelle motivazioni che vanno ad
attribuire una responsabilità penale a persone non solo innocenti ma
anche impegnate a fare tutt’altro.
Riteniamo necessario mantenere alta l’attenzione sull’agire repressivo
delle istituzioni e ricordiamo che in ogni udienza del processo il
Tribunale è stato costantemente presidiato da numerose forze dell’ordine
fuori e dentro l’aula e che il pubblico ministero pistoiese ha chiesto 9
anni di detenzione per la sussistenza del reato di devastazione e
saccheggio già smentito molti mesi prima dal sommo giudizio della
Cassazione in materia di libertà personali.


Saremo presenti alla conferenza stampa di
Sabato 5 Marzo 2011 alle ore 11
presso la Circoscrizione 2 del Comune di Livorno
e rimarremo vicini ai compagni ingiustamente condannati fino a quando non sarà riconosciuta la loro assoluta estraneità ai fatti.


Collettivo Antipsichiatrico A. Artaud – Pisa -

venerdì 18 febbraio 2011


SABATO 26 febbraio 2011
c/o il teatro officna refugio
in scali del refugio a LIVORNO
e

DOMENICA 27 febbario 2011
c/o il csa nEXt emerson
in via di bellagio a FIRENZE

il progetto ZENA in collaborazione con
il collettivo antipsichiatrico a.artaud
presentano

INSANAMENTE MIA

azione teatrale del laboratorio zena

"la realtà è terribilmente superiore
ad ogni storia, a ogni favola, a ogni divinità
a ogni surrealtà" a.artaud


per info:
zeta.lab@email.it/ antipsichiatriapisa@inventati.org
3280254173


INSANAMENTEMIA
spettacolo teatrale a cura del Progetto Zena
in collaborazione con il Collettivo antipsichiatrico A. Artaud.

Un ospedale. Una sala d'aspetto.
Cinque donne nell'attesa di una metamorfosi indotta.
Da donne a soggetti psichiatrizzati.
Aggrappate al loro intimo equilibrio e annichilite dalla paura.
Sarà il dottor Marchi a guidarle attraverso suggestive patologie, terapie
e farneticazioni della sua stessa mente.
Donne e psichiatria, la necessità assoluta di agire contro gli stereotipi
che producono atteggiamenti
discriminatori, oppressivi e violenti verso le donne e le loro fasi
naturali.
Passività e incoscienza indotte da farmaci o ribellione?
Il conflitto è inevitabile, considerando però che una satira spietata sia
la migliore lettura della realtà.

"InsanaMente Mia" nasce da una riflessione collettiva su un tema di
genere, la patologizzazione e la medicalizzazione della vita e delle
fasi naturali della donna da parte della psichiatria, da sempre
strumento di controllo e di gestione della diversità, del disagio e
dell'incompatibilità sociale.
Dalla volontà di comunicare attraverso il teatro, di mettere in scena la
nostra rabbia con i nostri corpi - che risentono della minaccia
psichiatrica tanto quanto le nostre menti - è nato il Progetto Zena, un
collettivo teatrale che da un anno lavora su questo tema, attraverso
l'orizzontalità e la condivisione.
Le donne hanno da sempre vissuto sulla propria pelle i meccanismi di un
sistema che le voleva normalizzate, pena una spietata esclusione e
repressione, che in passato portò ai processi alle streghe, ma che anche
oggi prevede accettazione, segregazione e contenzione, sia fisica che
farmacologica.
Alle donne viene chiesto di essere figlie esemplari, mogli, madri, nonne,
lavoratrici precarie in casa e fuori casa, oggetti del desiderio
maschile ma anche depositarie della più austera morigeratezza! La
mancata corrispondenza a modelli e ruoli imposti le rende prede della
psichiatria, che con le sue diagnosi e "cure" nega loro la possibilità
e la libertà di essere semplicemente se stesse: donne libere ed
autodeterminate nelle scelte che riguardano i propri corpi, le loro
identità e diversità.
Oggi più che mai la donna viene avviluppata nella ragnatela psichiatrica,
proprio in virtù di quelle che sono le fasi naturali della sua vita,
momenti di cambiamento e di crescita trasformati dalla medicina in
diagnosi, disturbi, psicosi (disturbo disforico premestruale,
depressione post-partum etc.)
per arricchire le casse delle multinazionali del farmaco, e, ancora una
volta, a causa del suo non- corrispondere, del suo essere non omologata
e improduttiva.
Le donne portate in scena sono incatenate nel meccanismo di produzione e
riproduzione sociale.
Anche loro non sono felici, ma si ribellano. Anche loro non accettano
modelli omologanti ed opprimenti, così come non accettano diagnosi e
terapie psichiatriche. Trovano forza ascoltandosi reciprocamente,
ritrovandosi e ribellandosi. Così come si ribellarono altre donne in
passato, messe sotto processo, legate alle corde del "curlo",
torturate da aguzzini che tormentavano i loro corpi per
salvare le loro anime.

Collettivo Antipsichiatrico "Antonin Artaud" Pisa - 2007 antipsichiatriapisa@inventati.org