INTERVISTA a Radio BlackOut sui FATTI di FANO e sul TRATTAMENTO SANITARIO OBBLIGATORIO
Sotto il link per ascoltare l’intervista che abbiamo fatto come Collettivo antipsichiatrico Antonin Artaud a Radio Blackout sui fatti di Fano e sul Trattamento Sanitario Obbligatorio
https://radioblackout.org/2021/05/tso-la-normalita-della-gabbia/
La
vicenda dello studente fanese cui è stato imposto il ricovero coatto
in un repartino psichiatrico per un atto di protesta contro la
mascherina a scuola, ha suscitato ampia indignazione. Sono scesi in
campo persino fascisti e leghisti, normalmente forcaioli.
Nei
fatti, il Trattamento Sanitario Obbligatorio, è una pratica molto
diffusa. Una pratica che non ha nulla a che fare con la sofferenza
psichica, ma è utile a disciplinare comportamenti che, per svariate
ragioni, non possono essere sanzionati con gli strumenti messi a
disposizione dall’apparato sanzionatorio previsto dal codice
penale.
La prigione psichiatrica è uno strumento cui è molto
difficile sottrarsi e lascia solo esigui margini di difesa e chi ci
finisce impigliato.
Se un individuo è classificato come
pericoloso da un paio di medici, di cui almeno uno deve essere uno
psichiatra, poi basta la firma del sindaco ed il gioco è fatto. Se i
tuoi atti sono definiti folli non c’è nulla che tu possa dire o
fare per evitare il ricovero coatto, la gabbia chimica e, spesso,
anche la contenzione fisica. Se sei dichiarato “matto” la tua
volontà non conta, la tua parola non ha valore, perché, qualunque
sia l’argomentazione, è alienata, senza ragione, malata.
Il
TSO si configura come detenzione e tortura extra giudiziaria
Camicie
di forza, letti di contenzione, elettroshock, lobotomia farmaceutica,
punture a lento rilascio, isolamento, umiliazioni, ricatti,
sequestri, prigionie, torture, violenze e morti…
Nonostante in
Italia i manicomi siano stati chiusi negli anni Settanta, questa è
la realtà vissuta ancora oggi da chi è giudicato dalla nostra
società folle, divers*, anormale, e per questo isolat*, punit* e
normalizzat*.
Rispetto al passato la psichiatria ha inventato
centinaia di disturbi e di diagnosi, basati sull’analisi dei
comportamenti delle persone, estendendo il suo sguardo medico ad
ambiti che prima ne erano esclusi e medicalizzando tutte le fasi
della nostra vita, dall’infanzia alla vecchiaia. L’omosessualità
dal 1990 non è più considerata una malattia psichiatrica, ma le
persone che decidono di fare un percorso di transizione di genere
sono considerati affette da “disforia di genere” ed obbligate a
sottostare a visite psichiatriche. I bambini vivaci sono trattati da
“malati” di “ADHD” ossia Deficit di Attenzione e Iperattività
e spenti con terapie farmacologiche.
La psichiatria ha esteso la
sua rete di controllo e i profitti che ne derivano.
Per il resto
a cambiare sono stati solo i nomi, in una società più moderna in
cui lo psico controllo è ormai esteso nelle scuole, nelle strade,
nelle carceri, nei CPR ed è perfettamente integrato a tutte le altre
istituzioni di coercizione e controllo presenti nelle nostre moderne
smart city.
I manicomi si sono trasformati in repartini (SPDC),
CSM, SR, comunità, cliniche, centri diurni.
Gli ex manicomi
criminali, quelli che più recentemente sono stati chiamati Ospedali
Psichiatrici Giudiziari, sono stati “chiusi” ovvero
rimpiccioliti, moltiplicati e capillarmente diffusi sul territorio
(REMS).
L’elettroshock continua ad essere fatto, ma si chiama
“Terapia Elettro convulsivante” e viene fatto sotto anestesia.
La
lobotomia chirurgica invece è in disuso, poiché sono stati
inventati i neurolettici (dal greco neuro “nervoso” e lepsis
“blocco”) per cui viene fatta chimicamente, ad esempio con
l’Haldol, uno psicofarmaco a lento rilascio somministrato tramite
puntura, che veniva anch’esso usato come forma di tortura contro i
dissidenti nei gulag russi. Andrea Soldi, l’uomo morto il 5 agosto
2015 sulle panchine di Piazzale Umbria durante un Trattamento
Sanitario Obbligatorio, era costretto invece a prenderlo come “cura”,
e quando si è rifiutato di farlo, è stato per questo ucciso da
vigili e psichiatri. Una volta etichettato come “malato di mente”
sei giudicato pericoloso e devi essere curato che tu lo voglia o
meno, con medici, metodi e cure che tu non potrai scegliere. E se non
sei accondiscendente, se neghi la tua malattia e rifiuti la terapia,
se ti ribelli rischi un ricovero coatto, una cattura, una reclusione
all’interno dei nostri ospedali, in quei reparti chiusi con le
sbarre alle finestre dove qualsiasi cosa subirai è chiamata “cura”
e trattamento, dove le sostanze psicoattive sono chiamate “farmaci”.
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