A Pisa è nato il collettivo antipsichiatrico Antonin Artaud contro gli usi ed abusi della psichiatria.
Nessuno di noi è psichiatra, psicologo o uno "specialista " della mente ma siamo tutte persone
interessate a contrastare gli effetti nefasti che questa scienza del controllo produce sull'intero corpo sociale.
Ci sembra necessario mettere in discussione le pratiche di esclusione e segregazione indirizzate
a tutti quelli che non accettano il sistema di valori imposto dalla società.
E' arrivato il momento di rompere il silenzio che permette il brutale perpetuarsi di tutte le
pratiche psichiatriche e di smascherare l'interesse economico che si cela dietro
l'invenzione di nuove malattie per promuovere la vendita di nuovi farmaci.
Ci proponiamo di fornire:
- un aiuto legale
- informazione sui farmaci e sui loro effetti
collaterali
- denunciare le violenze e gli abusi della psichiatria

Chiunque è interessato può intervenire alle nostre assemblee che si svolgano
tutti i martedì alle 21:30 c/o lo Spazio Antagonista Newroz in via Garibaldi 72 a PISA
per info : antipsichiatriapisa@inventati.org
3357002669

attivo il nuovo sito del collettivo
www.artaudpisa.noblogs.org

mercoledì 28 maggio 2014

CANAPISA 2014: LA PSICHIATRIA RENDE LIBERI?

LA PSICHIATRIA RENDE LIBERI ?

Come collettivo antipsichiatrico contrastiamo la logica proibizionista che alimenta la medicalizzazione di massa 
e favorisce l'espandersi della psichiatria; motivo per cui
anche quest'anno partecipiamo alla manifestazione/ street parade antiproibizionista CANAPISA 
che si terrà a Pisa sabato 31 maggio in piazza S. Antonio alle ore 16 portando le nostre istanze 
antipsichiatriche e ribadendo con forza il diritto a manifestare e ad esprimere le proprie opinioni. 
 
Oggi l’istituzione psichiatrica continua ad essere uno strumento di esclusione e controllo, ed ha 
enormemente ampliato il suo bacino d’utenza aumentando di anno in anno il numero delle 
“malattie mentali” da curare, ossia dei comportamenti “devianti” da uniformare. 
Tra questi rientra il consumo di sostanze psicoattive, che, se in passato era considerato un vizio, un piacere, oggi diviene sintomo di un disagio da trattare con cure 
psichiatriche, trasformando un problema sociale in una questione sanitaria. 
Negli ultimi anni a causa del decreto Fini-Giovanardi ed alle nuove proposte di legge 
in materia psichiatrica, si è rafforzato il legame proibizionismo-psichiatria ed i 
consumatori di sostanze illegali sono diventati merce per le multinazionali farmaceutiche e per l'industria del recupero e della riabilitazione sulla base di una doppia 
diagnosi che li vede “malati mentali” in quanto drogati e “drogati” a causa della loro 
"malattia mentale". 
Nonostante si dimostri proibizionista nei confronti di chi consuma volontariamente sostanze, la psichiatria 
diffonde sul mercato molecole psicoattive e somministra trattamenti farmacologici che, sono spesso introdotti 
coercitivamente nel corpo delle persone.
Gli psicofarmaci, oltre ad agire solo sui sintomi e non sulle cause della sofferenza della persona, alterano 
il metabolismo e le percezioni, rallentano i percorsi cognitivi e ideativi contrastando la possibilità di fare 
scelte autonome, generano fenomeni di dipendenza ed assuefazione del tutto pari, se non superiori, 
a quelli delle sostanze illegali classificate come droghe pesanti, dalle quali si distinguono non per le loro 
proprietà chimiche o effetti ma per il fatto di essere prescritti da un medico e commercializzate in farmacia.
Siamo contro l'obbligo di cura, infatti non siamo a priori contro l'utilizzo di psicofarmaci ma pensiamo 
che spetti all'individuo deciderne in libertà e consapevolezza l'assunzione. Sentiamo pertanto l'esigenza 
di contrastare ancora una volta il perpetuarsi di tutte le pratiche psichiatriche e di smascherare l’interesse 
economico che si cela dietro l’invenzione di nuove malattie per promuovere la vendita di nuovi farmaci. 
Il fine contenitivo di tali sostanze è evidente: la distribuzione di psicofarmaci è oramai prassi diffusa anche 
all'interno di altre istituzioni totali. Nei CIE (centri identificazione ed espulsione) gli psicofarmaci vengono 
spesso somministrati sia nascosti negli alimenti che forzatamente. 
Le carceri italiane favoreggiano l'uso diffuso, abituale (tre volte al giorno) ed indiscriminato di sedativi, 
soprattutto benzodiazepine, per tenere a bada attraverso le cure psichiatriche i detenuti, che, pur non facendo 
uso di stupefacenti , vengono così indirizzati  verso la psicofamacologia.
Invece di avere come fine primario la salute dei detenuti, i medici diffondono l'uso di psicofarmaci, 
che permette di controllare chimicamente l'umore, di lenire l'ansia della carcerazione. L'istituzione carceraria 
si serve della psichiatria  per stemperare il conflitto, e garantirsi così un più semplice controllo della massa 
dei detenuti, costretti a subire gravi situazioni di degrado e sovraffollamento.
Ad oggi abbiamo circa 320 reparti psichiatrici, gli SPDC (Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura) e oltre 3200 strutture psichiatriche residenziali e centri diurni sul territorio dove in molti casi si sono conservati i dispositivi e gli strumenti propri dei manicomi, quali il controllo del tempo, dei soldi, l’obbligo delle cure, il ricorso alla contenzione fisica. La riforma del sistema psichiatrico si è rivelata più verbale che materiale: ai cambiamenti formali non sono seguite differenze sostanziali delle condizioni di vita dei soggetti internati. Quello che è certo è che la "rivoluzione psichiatrica all’italiana" ha riguardato solo i luoghi della psichiatria, ma non i trattamenti e le logiche sottostanti.
La legge 180 (nota come legge Basaglia) ha chiuso i manicomi nel 1978 ma mantiene inalterato il principio di manicomialità, in base al quale chiunque può essere arbitrariamente etichettato come “malato mentale” e quindi rinchiuso.
Se l'articolo 32 della Costituzione garantisce il diritto alla libera scelta del luogo di cura e quindi la volontarietà degli accertamenti sanitari, con la legge 180 e la successiva 833/78 si stabiliscono dei casi in cui il ricovero può essere effettuato indipendentemente dalla volontà dell'individuo: è il caso del TSO (trattamento sanitario obbligatorio) e dell'ASO (accertamento sanitario obbligatorio). Se in teoria la legge prevede il ricovero coatto solo in casi limitati e dietro il rispetto rigoroso di alcune condizioni, la realtà testimoniata da chi la psichiatria la subisce è ben diversa. Con grande facilità le procedure giuridiche e mediche necessarie per effettuare il TSO vengono aggirate, nella maggior parte dei casi i ricoveri coatti vengono eseguiti senza rispettare le norme che li regolano e spesso seguono il loro corso semplicemente per il fatto che quasi nessuno è a conoscenza delle normative e dei diritti di cui gode il ricoverato. Diffusa è la pratica di mascherare tramite pressioni e ricatti, TSO con ricoveri volontari. Spesso il paziente viene trattenuto dopo lo scadere del TSO in regime di TSV (trattamento sanitario volontario) senza essere messo a conoscenza del fatto che può lasciare il reparto, oppure, persone che si recano in reparto in regime di TSV vengono poi trattenute in TSO al momento in cui richiedono di andarsene. L'ASO funziona come trampolino di lancio per portare la persona in reparto, dove verrà poi trattenuta in regime di TSV o TSO a seconda della propria accondiscendenza agli psichiatri. Per i pazienti ricoverati in TSO e considerati “agitati” si ricorre ancora al''isolamento e alla contenzione fisica, mentre i cocktails di farmaci somministrati mirano ad annullare la coscienza di sé della persona, a renderla docile ai ritmi e alle regole ospedaliere. Il grado di spersonalizzazione ed alienazione che si può raggiungere durante una settimana di TSO ha pochi eguali, anche per il bombardamento chimico a cui si è sottoposti.
Negli ultimi anni è aumentato in Italia l’uso dell’elettroshock per i pazienti psichiatrici, ad oggi in Italia i presidi sanitari che praticano l'elettroshock sono 91 tra cliniche pubbliche e private. All’interno delle strutture sanitarie vengano fatte campagne di screening preventivi finalizzate all’incentivazione di tale terapia soprattutto per quanto riguarda ipotetici problemi di depressione post partum dove la TEC viene addirittura proposta quale terapia adeguata e meno invasiva per le neo mamme rispetto ad un Trattamento Sanitario Obbligatorio o volontario che impieghi gli psicofarmaci. Ci teniamo a ribadire che l’elettroshock è una disumana violenza e un attacco all'integrità psicologica e culturale dell’individuo che lo subisce. Insieme ad altre comuni pratiche della psichiatria come il TSO , la contenzione fisica, la terapia elettroconvulsivante è un esempio della coercizione e dell’arbitrio esercitato dalla psichiatria.
Il collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud è un gruppo di persone che si propone di sviluppare e diffondere una cultura antipsichiatrica e di contrastare gli usi e gli abusi della psichiatria attraverso attività di ricerca e di divulgazione e offrendo ascolto, solidarietà e supporto legale alle vittime della psichiatria.

Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud- Pisa 
per info: antipsichiatriapisa@inventati.org / www.artaudpisa.noblogs.org /3357002669






Collettivo Antipsichiatrico "Antonin Artaud" Pisa - 2007 antipsichiatriapisa@inventati.org