LIBERARSI DALLA NECESSITA' DEL CARCERE E DEI MANICOMI..
sotto il dossier "Liberarsi dalla necessità del carcere e dei manicomi" che abbiamo fatto per la presentazione del libro "il carcere manicomio" di s.verde che ci sarà a Pisa Livorno e Firenze il 27-28-29 ottobre.
Il numero delle persone recluse nelle carceri del nostro Paese al 31
dicembre 2010 era 67.971, al 31 maggio scorso 67.174. Questa lieve flessione, tuttavia, è ancor meno incoraggiante di quanto si potrebbe pensare: nel periodo tra una rilevazione e l’altra, infatti, circa 1.500 persone sono uscite dal carcere, per scontare l’ultimo anno di pena a domicilio, grazie alla Legge n. 199/2010, meglio nota come “legge sfolla-carceri” .
Se poi andiamo a vedere la capienza regolamentare delle nostre prigioni (ossia il numero massimo di soggetti che è possibile “ospitare” in una struttura senza violare gli «standard minimi fissati dalle normative internazionali in tema di rispetto dei diritti umani per le persone recluse»), il dato relativo al numero di detenuti effettivamente presenti nelle carceri risulta ancora più sconcertante: la capienza regolamentare era, infatti, pari a 44.073 persone/posti letto nel 2010 e attualmente è pari a 45.551.
Nel nostro Paese, sono sempre più numerose le persone private della libertà, l’intero “sistema di reclusione”, ossia il «complesso di quei luoghi, istituzionalmente normati, che coattivamente ospitano una certa quota della popolazione presente in un dato momento nel nostro territorio»; è un sistema che comprende non solo le prigioni (rimaste a quota 206, come nel 2010) e gli istituti penali minorili (più di 40, per un totale di 426 ragazzi “ospitati” al 23 marzo 2011), ma anche i centri di detenzione per immigrati C.I.E. (che nel 2010 ammontavano 78) e gli OPG.
Gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari sono i manicomi criminali di una volta che a distanza di trent’anni dalla riforma che porta il nome della legge Basaglia non hanno ancora chiuso i battenti. Gli internati sono 1535 (1433 uomini e 102 donne) nei sei ospedali psichiatrici giudiziari italiani (Aversa, Montelupo fiorentino, Napoli Sant’Eframo, Reggio Emilia, Castiglion delle Stiviere e Barcellona Pozzo di Gotto). Gli opg sono inutili luoghi di soprusi, isolamento prolungato, condizioni igieniche indecenti, di contenzione abituale e di trattamenti totalmente lesivi della dignità umana.
In questi luoghi vige l'incertezza della pena e non esiste proporzionalità della pena rispetto al reato. In queste strutture vengono internate persone che, dopo aver commesso un reato, vengono dichiarate tramite una perizia totalmente o parzialmente incapaci di intendere o volere ma che a causa di una presunta pericolosità sociale (definita in riferimento alla norma vigente che risale al codice Rocco del 1930, nostra pesante eredità fascista) vengono ugualmente rinchiuse e allontanate dalla società.
Per le persone prosciolte per totale incapacità mentale l’ OPG si presenta nella sua dimensione peggiore, l’ergastolo bianco: l’internamento viene stabilito dal giudice di due, cinque o 10 anni ma la durata effettiva del provvedimento è ad assoluta discrezionalità del magistrato, che può prorogarlo all'infinito ogni due,cinque o dieci anni.
Questi luoghi rappresentano l'apice di un sistema repressivo di classe, vista anche la chiara connotazione sociale degli “ospiti” di queste strutture, di certo non riservate ai rappresentanti delle classi dominanti, ai criminali di guerra che gestiscono il potere e ai responsabili dei misfatti finanziari o della crisi che pesa sulla vita della popolazione.
La risposta alla grave situazione in cui versano le carceri italiane è il piano carceri del Governo Berlusconi: chiatte galleggianti, aumento del numero delle carceri e della loro capienza.
Questo piano prevede due tipi di intervento:
* - la realizzazione di padiglioni detentivi in ampliamento delle strutture esistenti;
* - la realizzazione di nuovi istituti penitenziari
Un colossale giro di affari (ricordate quello della Protezione civile spa poi finito nelle inchieste della Magistratura) pari a quasi 700 milioni di euro stando solo alle cifre ufficiali. Si tratta di somme di denaro sottratte spesso ad ogni verifica, di spese gestite in maniera clientelare e senza le normali gare di appalto necessarie negli altri settori pubblici, un piano carceri che va nella direzione di ampliare gli istituti penitenziari ed in essi la differenziazione in strutture detentive più o meno speciali, come i reparti di tortura 41bis.
Si dimentica che la detenzione, oltre a piccoli reati reiterati, è anche per lo più causata da reati legati alla detenzione e al piccolo spaccio, infatti la repressione contro le sostanze proibite ha assunto le dimensioni di una vera e propria persecuzione di massa.
Dal 1991 al 2008 più di 880.000 persone sono state sottoposte a sanzioni penali e/o amministrative per detenzione di sostanze illecite.
Mentre il carcere diventa business, il Governo smantella pezzi della sanità carceraria, riduce i già minimi spazi di socialità intramuraria, e possibilità di impiego o di studio per i detenuti e taglia i fondi destinati al reinserimento sociale e lavorativo degli ex detenuti.
La vera emergenza è la abrogazione delle leggi Bossi-Fini, Fini-Giovanardi, della Cirielli e una modifica sostanziale all'articolo 4 Bis dell'ordinamento penitenziario che detta i motivi di esclusione o di limitazione dell’ accesso ai benefici di legge.
Sono queste le leggi vergogna che ci hanno consegnato una società fatta di ingiustizie, di aumento delle morti in carcere, della permanenza degli OPG e di carceri denominati CIE.
E' questa la base di un sistema repressivo, di criminalizzazione di interi settori sociali e di esclusione dalle misure alternative alla detenzione, ingiusto oltre che totalmente illegale, estraneo ai criteri costituzionali ai quali sarebbe in teoria vincolato, ciò è ancora più evidente pensando alla triste realtà dell'ergastolo ostativo, questa pena di morte bianca che colpisce centinaia di detenuti in Italia.
Sullo sfondo vediamo una società dove le disuguaglianze e la insicurezza crescono alimentando soluzioni autoritarie che colpiscono l'intera popolazione, misure repressive e proibizioniste che limitano la vita e le libertà sociali e personali di tutti.
Dopo la manifestazione del 15 Ottobre, numerosi esponenti del panorama politico, hanno invocato nuovi leggi repressive nei confronti dei manifestanti. Una su tutte, la proposta di Di Pietro che invoca una sorta di nuova legge Reale, una legge emanata negli anni settanta che rafforzava il potere delle forze dell'ordine con ampio ricorso al fermo preventivo e alle perquisizioni. La legge Reale permise alle forze dell'ordine l’uso delle armi "per il mantenimento dell'ordine pubblico" a sua applicazione ha permesso l'arbitraria chiusura di sedi politiche, giornali, spazi pubblici di movimento. Sulla stessa linea d'onda, il ministro dell’interno Maroni che invoca l’arresto in flagranza differita, il Daspo anche per i cortei ed uno specifico reato associativo per chi viene accusato di esercitare violenza all’interno delle manifestazioni.
La risposta per sbarrare la strada ai movimenti è sempre la stessa: carcere, repressione e criminalizzazione. Per raggiungere questi scopi, chi detiene il potere economico e politico necessità di un' arma supplementare: la divisione del movimento, proprio ciò che non dobbiamo loro permettere. Abroghiamo le leggi della vergogna, impediamo l'introduzione di nuove misure emergenziali, liberiamoci dalla necessità del carcere!
Collettivo antipsichiatrico A. Artaud antipsichiatriapisa@inventati.org
Zone del silenzio zonedelsilenzio@autistici.org