LIVORNO sab11 GIUGNO LOCANDINA presentazione "LA GUERRA CHE FINGIAMO NON CI SIA"
LIVORNO SABATO 11 GIUGNO c/o TEATRO OFFICINA REFUGIO in via Scali del Refugio 8 alle ore 18
il Teatro Officina Refugio e il Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud presentano:
“LA GUERRA CHE FINGIAMO NON CI SIA” di Maria Rita Prette edizioni sensibili alle foglie
sarà presente l’autrice
Un’istituzione che si è nominata in modi diversi e che si avvale di strumenti tecnologici così avanzati da permettere, per la prima volta nella storia dell’umanità, di sedere in una stanza simile alle sale per videogiochi, e con un clic uccidere persone dall’altra parte del pianeta. Un’istituzione che, privatizzandosi, si è trasformata in un’attività produttiva e commerciale, e in quanto tale viene alimentata, esportata e resa permanente. Contemporaneamente i corpi delle persone in carne ed ossa che sotto le bombe perdono ogni giorno la vita vengono rimossi dalla coscienza collettiva, come se non facessero parte della specie umana. Gettare uno sguardo sui dispositivi di queste nuove forme della guerra può rendere i cittadini maggiormente consapevoli delle scelte che i governi e gli Stati stanno facendo in loro nome. E forse, chissà, indurli a smettere di fingere che questa guerra non ci sia. Un libro che analizza le nuove forme delle guerre – dai droni ai contractor, dai soldati potenziati alla cyberwar – a cui l'Italia ha partecipato negli ultimi trent'anni, intravede i rischi di un confronto militare su suolo europeo e porta l'attenzione sui dispositivi, quanto mai attuali, della propaganda per costruire nell'opinione pubblica una cultura della guerra.
Dal capitolo La guerra sta arrivando:
In questa guerra che fingiamo non ci sia possiamo intravedere anche un confronto degli Stati dotati di bombe atomiche per il controllo del territorio. Se l’Iraq, la ex-Iugoslavia e l’Afghanistan sono stati palestinizzati dagli eserciti occidentali senza incontrare una resistenza da parte di altre potenze nucleari, stiamo vedendo che, per esempio, sulla pelle dei siriani sembra essersi innescato un gioco che ricorda quel confronto militare “per interposta persona” che ha caratterizzato il conflitto Usa-Urss nel dopoguerra. Certo il confronto attuale ha poco a che vedere con la Guerra fredda. L’Urss non esiste più e la maggioranza dei Paesi del Patto di Varsavia è oggi allineata nella Nato a guida statunitense. Tuttavia la Russia resta una potenza nucleare che, al pari della Cina, non intende (né può) essere palestinizzata.
Per questo alle guerre a carattere neo-coloniale e razzista, a cui ci hanno abituato gli Stati occidentali in questi ultimi trent’anni, di tanto in tanto si affiancano allarmi su possibili inneschi di scontri che potrebbero assumere anche un carattere nucleare, nell’area del Pacifico come su suolo europeo. Una dimensione che evoca guerre meno asimmetriche di quelle a cui stiamo assistendo, più propriamente interne a quello che storicamente si è definito come un capitalismo a vocazione imperiale, che quindi si espande e tende a fagocitare tutto ciò che trova sul suo cammino. Riguardo alla tensione presente fra gli Stati Uniti e la Russia si dirà perciò che si tratta di uno scontro tra forze imperialiste e borghesie nazionaliste, ma si potrebbe anche vedervi un conflitto tra potenze nucleari di tipo imperialista, per garantirsi ciascuna zone d’influenza. (Anche la Cina e la Russia sono interessate all’Africa, dopotutto).
Quel che interessa qui è portare l’attenzione sul fatto che le potenze nucleari non possono essere “palestinizzate” come si fa ormai tranquillamente con gli Stati meno organizzati industrialmente e militarmente, e che non dispongono di bombe atomiche. Sembra pertanto utile gettare uno sguardo su queste tensioni intra-capitalistiche.
«Negli ultimi quindici anni gli Stati Uniti hanno alimentato la corsa agli armamenti nucleari, cercando di acquisire un netto vantaggio strategico sulla Russia. Ciò viene confermato dalla stessa Federazione degli scienziati americani: per mezzo di rivoluzionarie tecnologie, gli Stati Uniti hanno triplicato la capacità distruttiva dei loro missili balistici da attacco nucleare. Allo stesso tempo [...] hanno schierato un sistema globale di “difesa missilistica” per neutralizzare la capacità russa di rispondere a un first strike [il cosiddetto “primo colpo”] nucleare. Sulla scia dell’espansione della Nato a Est, hanno installato siti missilistici in Romania e in Polonia, mentre altri sistemi di lancio (di missili non solo intercettori ma anche da attacco nucleare) sono su diciotto navi da guerra dislocate in aree vicine al territorio russo».