SOLIDARIETÀ ANTIPSI/ANTI-INPS
Riceviamo e pubblichiamo...
SOLIDARIETÀ ANTIPSI/ANTI-INPS
Scriviamo
questo testo per rompere il silenzio su quanto sta accadendo ad un
compagno, per portargli la nostra solidarietà e complicità, e per
condividere la sua storia, consapevoli che come la sua ce ne sono
molte altre.
Un
compagno che percepisce una pensione di invalidità sta subendo la
ritorsione di vedersela quasi totalmente sottratta perché l’INPS,
a seguito della verifica dei requisiti – a posteriori – per il
reddito di cittadinanza percepito tra il 2021 e il 2022, ritiene non
ne avesse diritto.
Si
parla di una cifra complessiva di 7000 euro.
Per
riavere i soldi indietro l’INPS intende però, da maggio,
decurtargli quasi il 90% dell’invalidità, rischiando così di
compromettere un intero percorso di emancipazione.
Inutile
dire quanto questo metterebbe seriamente in difficoltà la
quotidianità del compagno, che da anni non solo lotta per la sua
autodeterminazione, ma contro un paradigma medico-psichiatrico in cui
senza una rete sociale o un welfare familiare, non si ha nessuna
reale scelta.
Non
possiamo accettare che per riavere il reddito di cittadinanza lo
Stato sottragga ad una persona tutta l’invalidità prelevandogli
quel poco che le permetteva a malapena di fare fronte alle necessità
primarie.
Durante
la pandemia le difficoltà sono state tante, e così il compagno,
come tante persone, ha fatto domanda per il reddito di cittadinanza,
on-line. Ma le insidie della digitalizzazione sono infinite, basta
una crocetta o una dichiarazione scorretta, che l’onere è
tuo.
Per
qualche tempo il compagno ha potuto sperimentare una vita più
indipendente e autonoma, dalla famiglia, dai servizi. La verifica
retroattiva a posteriori irrompe nella sua vita con quella violenza
secca che solo la burocrazia statale è in grado di esprimere ed
esercitare.
A
questo mondo chi non ce la fa a stare al passo della cultura
capitalista e lavorista ultra competitiva dominante è spronato ad
adeguarsi con il bastone o con la carota alle misure assistenziali,
obbligato a dimostrare il proprio status di ‘persona bisognosa’
tra servizi e procedure spesso mortificanti e impersonali, in cui
barcamenarsi non è affatto scontato. Servizi spesso lontani anche
dalla condizione sociale delle persone ‘utenti’, che giustamente
tendono a volersene sbarazzare con il rischio però di non vedersi
più riconosciuta alcuna forma di diritto a condizioni di inserimento
lavorativo o di lavoro ‘protetto’ nè alcun tipo di tutela.
Al
momento, per quanto il debito non si possa cancellare, il compagno
sta tentando ogni via possibile per fare in modo che l’invalidità
non sia colpita in modo così importante, tra colloqui con figure e
operatori del sistema sanitario, affinchè un’ingiustizia del
genere non passi inosservata, e sportelli sociali non istituzionali
che offrono anche servizi di patronato, per la possibilità di
avviare anche un ricorso.
Consapevoli
che non ci vanno a genio nè i servizi istituzionali paternalisti nè
l’impatto che il progressivo abbandono delle misure di welfare e di
sostegno ha su chi vive sulla propria pelle stigma e discriminazioni,
condividiamo quanto sta accadendo al compagnx perchè pensiamo ci
riguardi tuttx e chiamiamo alla
solidarietà.
strappi@canaglie.org
https://antipsi.noblogs.org/post/2024/04/22/solidarieta-antipsi-anti-inps/