"con il breve scritto che trovate sotto
intendiamo aprire e stimolare una discussione sulla
necessità di sostenere a livello economico, legale, politico e sociale
le persone che denunciano gli abusi subiti dalla psichiatria."
IL
RICATTO ECONOMICO DELLA PSICHIATRIA
Richiesta
di supporto economico a chi ha deciso di liberarsi dalla morsa psichiatrica.
Nel dibattito interno ai telefoni viola, da tempo si profila la
necessità di affrontare con spirito critico i limiti oggettivi che il nostro
intervento sul campo evidenzia. L'aspetto spinoso, del quale vorremmo parlare
in questo documento, è un deficit strutturale di risorse utili ad affrontare
con strumenti efficaci l'isolamento di chi è istituzionalizzato/a.
Talvolta, la solitudine è una condizione che funge da sintomo per
un certo interventismo psichiatrico, spesso ne è tuttavia un effetto
collaterale. Riteniamo dunque, un passaggio fondamentale poter sostenere
concretamente quanti/e intendano intraprendere un percorso di emancipazione dal
giogo psichiatrico, attraverso la piena affermazione dei propri diritti.
Possibilità che sfuma in quei contesti in cui l'accessibilità ad
un adeguato supporto legale diventa una chimera.
Il dispositivo di cui si servono i servizi territoriali, per
scoraggiare questi percorsi di liberazione, è il ricatto economico.
Alla loro famigerata e parassitaria avidità, ben sintetizzata
dalla figura dell'amministratore di sostegno, si somma il legame di dipendenza
finanziario che intercorre tra servizi e pazienti, conseguenza concreta e
diretta dei piani terapeutici approntati dai vari distretti.
In tempo di crisi la psichiatria sembra offrire un lavoro e
un'opportunità di reinserimento sociale. Peccato però che lavoratori e
lavoratrici di questo committente non percepiscano un salario utile a sostenere
il proprio percorso di autonomia, bensì un rimborso per comprarsi un pacchetto
di sigarette...Trattasi evidentemente di sfruttamento lavorativo.
Alla luce di quanto sopra, occorre intraprendere battaglie legali
orientate a: favorire delle ricadute positive nella quotidianità di chi
sostiene e resiste alla pressione dei servizi psichiatrici; delegittimare la
letteratura clinica quale strumento persecutorio rivolto a chi vive una
quotidianità condizionata da uno stato d'eccezione permanente; promuovere una
discussione pubblica che affronti l'argomento con un approccio
multidisciplinare, capace di ispirare pensieri e prassi critiche nei confronti
della cultura psichiatrica, da un punto di vista tecnico/professionale, quanto
da un punto di vista politico e popolare.
Crediamo inoltre che per corrodere l'architrave psichiatrica sia
necessaria una "proliferazione batterica" della lotta, frutto di una
consapevolezza diffusa a tutti i livelli del panorama sociale.
E' necessario creare dei precedenti in ambito normativo, per
aprire la strada ad altri percorsi di emancipazione ed accedere con più
facilità a condizioni di vita migliori. La lotta contro la psichiatria riguarda
tutte quelle persone che immaginano una società migliore, ma evidentemente per
qualcuno/a il contenzioso è più stringente e dall'esito spietato. Diventa
dunque un imperativo non lasciarli/e soli/e.
Non è una questione di visibilità, ma di concretezza.
La cultura psichiatrica è molto più presente nel nostro immaginario
di quanto si possa credere. Spesso sono i comportamenti, le scelte, le parole che ne intensificano la sua
operatività. Possiamo anche elaborarne una narrazione critica o farne la
demonizzazione, ma per liberarcene definitivamente occorre pensare come soggetti politici attivi
quanti/e continuano ad essere definiti matti, psicopatici, utenti piuttosto che
vittime. La psichiatria non è una minaccia che incombe su tutti/e, ma solo su
coloro che quotidianamente ne sperimentano l'ingerenza nella propria quotidianità.
Non essere indifferenti verso la psichiatria, vuol dire saperne intravedere
l'insidia nelle singole esperienze personali e non su un piano astratto.
Con questo testo vorremmo lanciare, attraverso la rete informatica
ed il passaparola, un appello rivolto a quelle realtà o singolarità politiche,
volontaristiche e associative che affrontano il tema, affinché si possa
condividere quanto fin qui trattato. Nello specifico, invitiamo ogni singolo
destinatario di questo testo a collaborare come meglio crede per reperire
competenze tecniche e artistiche, risorse materiali, economiche e organizzative
utili ad invertire la tendenza registrata.
In calce, pubblichiamo uno stralcio della dichiarazione scritta di
un amica e compagna che chiede esplicitamente un aiuto per i motivi sopracitati.
La
persona in oggetto, ha recentemente intentato causa all'ospedale Niguarda di
Milano, impugnando i ripetuti trattamenti sanitari obbligatori che vennero
disposti a suo carico, allo scopo di piegarne la resistenza. Si rammenta che
nel 2011 il Telefono Viola di Milano presentò al procuratore della repubblica
un esposto di denuncia riguardo a 18 casi di persone morte o gravemente
danneggiate a seguito di ricovero presso il reparto psichiatrico di Niguarda.
"Un percorso di lotta intende realizzare le condizioni utili
ad incidere socialmente e politicamente ad un mutamento collettivo e radicale
di un determinato modo di operare delle istituzioni e della visione rispetto al
modo di concepirle.
La battaglia non psichiatrica comprende intervenire
sull'operato istituzionale e sulle pratiche di violenza, detenzione, tortura e
omicidio, come sulla realtà attuale di controllo sociale e stato di polizia,
che ha assegnato alle istituzioni psichiatriche un potere enorme esercitato attraverso
attività illegali, talune negate dai più e dalle istituzioni stesse, patrimonio
dell'informazione scientifica e della stessa ricerca.
Intervenire in tale direzione comprende intentare causa alle
strutture psichiatriche sgretolando tali istituzioni, le loro pratiche violente
ed assassine ed al contempo modificare la visione collettiva e dello stesso
detenuto di psichiatria rispetto al pregiudizio ed alla possibilità concreta di
realizzare un percorso di lotta volta all'emancipazione individuale e collettiva.
Intervenire sulle istituzioni per condizionarne l'operato di abuso, violenza
inquisizione e tortura, nel senso di un'inversione dei rapporti di forza, al
fine di una reale presa di coscienza rispetto al proprio stato, diventando da
soggetto passivo a soggetto attivo.(...) Chiedo un sostegno economico, dato che
in seguito ai T.S.O. subiti ho perso il posto di lavoro e di recente ho dovuto
sostenere una nuova causa perché intendevano sfrattarmi, servendosi delle
cattive condizioni economiche delle quali si sono resi causa."
Infine, vorremmo specificare la richiesta di aiuto a tutti/e
quegli artisti che fossero interessati a collaborare per presentare al
consiglio di zona di Milano, la richiesta di utilizzo di spazi pubblici, presso
i quali organizzare eventi di autofinanziamento.
Telefono
Viola Bergamo
Telefono
Viola Piacenza
Collettivo
Antipsichiatrico Antonin Artaud Pisa
Per info e contatti:
antipsichiatriapc@autistici.org