SENTENZA PROCESSO SOLDI - COMUNICATO COLLETTIVO ANTIPSICHIATRICO MASTROGIOVANNI (TO)
Si è concluso ieri il processo sulla
morte di Andrea Soldi, l'uomo ucciso il 5 agosto del 2015 durante un TSO. Sono
stati condannati a un anno e otto mesi per omicidio colposo i tre vigili autori
della cattura ( Enri Botturi, Stefano Del Monaco e Manuel Vair) e lo psichiatra
Pier Carlo Della Porta dell'Asl to2 che ha richiesto il TSO. È stato fissato un
risarcimento, da definire in sede civile, di 220.000 euro al padre e di 75.000
euro alla sorella.
Non crediamo nei tribunali e nella
giustizia dello Stato: in galera non vogliamo vederci nessuno.
Non possiamo non
constatare che il collegio, pur aumentando di due mesi la condanna rispetto
alle richieste del Pm, ha comminato una pena risibile. Poco più di un anno e
mezzo per aver ucciso un uomo. Basta fare un confronto con le pene di oltre 4
anni che lo stesso tribunale ha inflitto ad alcuni imputati NO TAV che si
opposero alla distruzione di un territorio per un progetto inutile quanto
oneroso.
Lo Stato assolve se stesso e condanna
duramente chi lo contrasta!
Quello stesso Stato per molti anni ha
imposto il suo potere su Andrea, prima che le forze del (dis)ordine lo
strangolassero sulla panchina di piazzale Umbria. La psichiatria da anni lo
teneva sotto stretto controllo, assoggettandolo alle sue cure e drogandone
corpo e mente per renderlo più mansueto. Tante volte Andrea aveva cercato di
liberarsi da questa trappola, di riprendere in mano la propria vita e le
proprie scelte: per questo aveva subito una decina di trattamenti obbligatori
(TSO), fino all'ultimo che l'ha portato alla morte.
La maggior parte degli utenti
psichiatrici sono pazienti (in)volontari dell'istituzione psichiatrica, come
dimostrano i dati sul numero dei TSO effettuati. Della loro vita scandita dal
SSN non parla mai nessuno, della prigionia vissuta all'interno dei repartini
per periodi prolungati, dei continui ricatti, del degrado fisico dovuto ai
farmaci, della sedazione, dell'infantilizzazione, della perdita del controllo
sulla propria vita, sul proprio corpo e sul proprio pensiero, dell'invalidità
indotta, dei lavori a 2euro/h concordati dai servizi.
Andrea è morto perché rifiutava le
"cure". Se pensiamo alla storia della psichiatria, costellata di
atrocità, possiamo facilmente immaginare che in futuro la puntura di haldol, a
cui cercava di sottrarsi, verrà vista con lo stesso sdegno con cui oggi
vediamo i vecchi manicomi, i manicomi criminali, la lobotomia, le terapie da
shock.
Ma al di là di una storia che si ripete
e di un'istituzione totale che nel tempo è sempre riuscita a ripulirsi degli
orrori perpetrati e a "riformarsi" senza cambiare la sostanza, resta
il fatto che senza consenso ogni cura è una tortura, e che tutti debbano poter
rifiutare le cure, se ritenute lesive della propria integrità psico-fisica o
contrarie ai propri convincimenti. Tutti, quindi anche gli utenti psichiatrici.
Perché, come Andrea, non sono "malati", "schizofrenici", ma
esseri umani come noi, «perché la pazzia, amici miei, non esiste. Esiste
soltanto nei riflessi onirici del sonno e in quel terrore che abbiamo tutti,
inveterato, di perdere la nostra ragione» (Alda Merini)