ELETTROSHOCK: MA QUALE CURA?
ELETTROSHOCK: MA QUALE CURA?
Come Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud da anni siamo impegnati sul
territorio per contrastare gli abusi della psichiatria, ponendo particolare attenzione alle modalità e ai
meccanismi attraverso i quali essa si espande sempre più capillarmente e trasversalmente.
A quasi ottanta anni dalla sua invenzione, possiamo
affermare che l’elettroshock è l’unico trattamento, che prevede come cura una
grave crisi organica dei soggetti indotta a tale scopo, mai dichiarato
obsoleto.
Anzi, si è cercato di modernizzarlo, sin dai primi anni,
infatti già nel 1943 il professor Delay mise a punto una nuova tecnica: l’elettroshock
sotto narcosi, anche detta elettroshock terapia modificata.
L’elettroshock
oggi viene chiamato TEC (terapia elettroconvulsiva) ma rimane la stessa tecnica
inventata nel 1938 da Cerletti e Bini. Cambiare nome all’elettroshock ha aperto
la via a due ordini di cambiamento: anzitutto si è assicurato il proseguimento
del trattamento riducendo il dibattito alle linee guida per l’utilizzo, nei soli
ambiti medici e politici; l’altro cambiamento è
rappresentato dall’opinione diffusa che lo vede come pratica non più
utilizzata, superata e obsoleta, allo stesso modo dei salassi per mezzo di
sanguisughe. Invece si tratta sempre di far passare la corrente elettrica per
la testa di un paziente, che passando attraverso il cervello, produce una
convulsione generalizzata. Migliorandone le garanzie burocratiche, così come
introducendo alcune modifiche nel trattamento, vedi anestesia totale e farmaci
miorilassanti , non si cambia la sostanza della TEC.
Rimangono
la brutalità, la sua totale mancanza di validità scientifica e l’assenza di un
valore terapeutico comprovato. I meccanismi di azione della TEC non sono noti.
Per la psichiatria «rimane irrisolto il problema di come la convulsione
cerebrale provochi le modificazioni psichiche» e «non è chiaro quali e in che
modo queste modificazioni (dei neurotrasmettitori e dei meccanismi
recettoriali) siano correlate all’effetto terapeutico» (G. B. Cassano, Manuale di Psichiatria). Ma per chi
subisce tale trattamento la perdita di memoria e i danni cerebrali sono ben
evidenti e possono essere rilevati attraverso autopsie e variazioni
elettroencefalografiche anche dopo dieci o venti anni dallo shock.
Relativamente all’attuale e globalizzato panorama d’impiego dell’elettroshock,
poco trasparente e condiviso, continuiamo a porci domande come queste.
Perché questo trattamento medico – che per stessa ammissione
di molti psichiatri che lo hanno applicato e che continuano ad applicarlo –
utilizzato in passato come metodo di annichilimento dell’umano, come strumento
di tortura, come mezzo repressivo contro la disobbedienza, non viene dichiarato
superato dalla storia?
È sufficiente praticare un’anestesia
totale per rendere più umana e dignitosa e legittima la sua applicazione?
Durante la sua applicazione pratica, si sta ancora
immettendo corrente elettrica verso il cervello di un proprio simile oppure si
effettua un intervento equiparato ad ogni altra operazione chirurgica peraltro
senza usare bisturi?
Possono dei benefici temporanei, che per avere effetto
devono comunque essere accompagnati dall’assunzione di psicofarmaci, essere un
valido motivo per usare questo trattamento?
Si possono ignorare gli effetti negativi dell’elettroshock?
Ci
teniamo a ribadire che nonostante le vesti moderne l’elettroshock rimane una terapia
invasiva, una violenza, un attacco all'integrità psicologica e culturale di chi
lo subisce. Insieme ad altre pratiche psichiatriche come il TSO, l’elettroshock
è un esempio, se non l’icona, della coercizione e dell’arbitrio esercitato
dalla psichiatria. Il percorso di superamento dell’elettroshock e di
tutte le pratiche non terapeutiche deve essere portato avanti e difeso in tutti
i servizi psichiatrici, in tutti i luoghi e gli spazi di cultura e formazione
dove il soggetto principale è una persona, che insieme ai suoi cari, soffre una
fragilità.
Per
chiunque voglia approfondire l’argomento, come collettivo abbiamo scritto il
libro “ELETTROSHOCK. La storia delle terapie elettroconvulsive e i racconti di
chi le ha vissute.” Edizioni Sensibili alle foglie 2014. Questo libro propone un viaggio nella
storia delle shock terapie, che precedono e accompagnano
l’applicazione della corrente
elettrica al cervello degli esseri umani e delle testimonianze di
persone in carne ed ossa, che sono state sottoposte all’elettroshock. Lo
trovate sul nostro sito scaricabile gratuitamente www.artaudpisa.noblogs.org
COLLETTIVO ANTIPSICHIATRICO ANTONIN
ARTAUD, Via San Lorenzo 38 Pisa, tel. 3357002669 antipsichiatriapisa@inventati.org
www.artaupisa.noblogs.org